Diego Crivellari “Giacomo Matteotti, figlio del Polesine”

Diego Crivellari, Francesco Jori. Giacomo Matteotti, figlio del Polesine

Diego Crivellari, Francesco Jori
“Giacomo Matteotti, figlio del Polesine”
Un grande italiano del Novecento
prefazione di Francesco Verducci
postfazione di Marco Almagisti
Apogeo Editore
 
www.remweb.it

Cent’anni fa, il 10 giugno 1924, a Roma veniva rapito e assassinato Giacomo Matteotti, parlamentare socialista polesano. Protagonisti del delitto furono i componenti di una squadraccia fascista; ma la responsabilità va attribuita al vertice del nascente regime, con in testa il suo capo Benito Mussolini. A lui e al suo partito Matteotti aveva duramente contestato il clima di violenza che ne aveva caratterizzato l’ascesa al potere; e proprio pochi giorni prima dell’assassinio, aveva denunciato in maniera circostanziata i brogli che avevano caratterizzato le elezioni del 6 aprile. Da sempre il politico polesano era nel mirino fascista, per l’energia, l’impegno, il coraggio con cui ne aveva contrastato l’ascesa, ergendosi a difensore ad oltranza della democrazia. Il libro di Crivellari e Jori ne ricostruisce la figura inserendola nel contesto umano, sociale e politico di cui è espressione: un Polesine arretrato ma ricco di fermenti, nel quale Matteotti si è schierato fin dall’inizio a sostegno e tutela dei ceti deboli, partendo dai contadini.

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Il testo ripercorre le tappe politiche della sua azione, dal livello locale fino a quello nazionale, mettendo in luce il contributo determinante da lui dato al miglioramento delle condizioni di vita ma anche e soprattutto alla presa di coscienza delle classi subalterne. In parallelo, viene proposta una rivisitazione della tormentata storia del Polesine, area per secoli emarginata, mettendo in luce il profondo legame di Matteotti con la sua terra e il suo impegno fin da giovanissimo nel campo del socialismo, di cui ha rappresentato e rappresenta tuttora un essenziale punto di riferimento. Un lavoro di ricerca accompagnato da un’ampia documentazione sull’attività del politico polesano, fino allo straordinario discorso del 30 maggio 1924 alla Camera, di attacco frontale al fascismo, che pochi giorni dopo gli costerà la vita.


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