Daniele Fior
“Moby Dick, o la balena”
Locomoctavia
https://locomoctavia.it
Audiolibro Moby Dick, o la balena Di Herman Melville
Traduzione di Cesare Pavese
Voce Daniele Fior
Musica Alessandro Scolz
“Ma quella stessa immagine noi la vediamo in tutti i fiumie gli oceani.Essa è l’immagine dell’inafferrabile fantasma della vita;e questo è la chiave di tutto.”
La lettura di Daniele Fior è un flusso di coscienza dirompente, ironico, intimo e burrascoso; un fiume inafferrabile e inarrestabile, a cui il delicato e matematico pianoforte di Alessandro Scolz fa da contrappunto.
Questo romanzo non è un’allegoria (come Melville sottolineava ardentemente), quanto invece lo specchio di quello che riconosciamo come allegoria in esso; Moby Dick è così carico di vissuto e frutto di una così pregna esperienza reale profonda, che sono la nostra vita e i significati che le attribuiamo a trovare una corrispondenza in esso; a fondersi nella immensa bianca vastità del suo corpo.Moby Dick è un’esperienza incontenibile e fuggevole, nella vastità di pensieri e congetture, nell’ironia e nel dramma del racconto, nell’ intreccio dei personaggi e delle loro vite; talmente inafferrabile e difficile da contenere nella sua interezza, che pare sfuggente come un sogno in cui abbiamo soggiornato per un po’ di tempo.
Così comincia.
Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c’è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano.
Daniele Fior nasce a Cesena nel 1980. Si diploma all’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico di Roma nel 2002, dove si specializza in doppiaggio con Mario Maldesi. Vive fra Berlino e l’Italia, dove è attore stabile della compagnia Stabile Mobile diretta da Antonio Latella. Lavora come doppiatore e voiceover nonché come curatore di progetti video per il teatro. Nel cinema ha lavorato con Sergio Rubini (‘Colpo d’occhio’), Mario Martone (‘L’odore del sangue’) e nella serie TV ‘Padri e figli’ con Silvio Orlando. Nel suo percorso teatrale ha lavorato, fra gli altri, con Danio Manfredini, Michele Monetta, Muta Imago, Anton Milenein, Matthias Langhoff, Mimmo Cuticchio, Giuseppe Rocca, Marco Dell’Acqua, Fortunato Cerlino. Attualmente lavora con Linda Dalisi nel monologo ‘Misfit like a clown’ liberamente ispirato a ‘Opionioni di un clown’ di Henrich Böll (spettacolo nominato al Premio UBU 2010/11), e interpreta il soldatino di stagno in ‘Mentre intorno infuria il mondo’ tratto dalla celebre fiaba di Andersen. È il Don Giovanni di ‘Don giovanni a cenar teco’ di Antonio Latella, con cui ha lavorato anche nel monologo ‘Il gatto nero’ ispirato al celebre racconto di Allan Poe, scritto da Letizia Russo. Come regista ha curato, con la Compagnia teatrale Locomoctavia, ‘Hamlet’ di Shakespeare; ‘‘Giorno d’estate’ di Mrozek col sostegno dell’Istituto di cultura polacco di Roma; ‘Charlotte Salomon’ patrocinato dalla Comunità Ebraica e dal Goethe Institut di Roma.
IL POSTO DELLE PAROLE
Ascoltare fa Pensare
https://ilpostodelleparole.it