ANGELA BUBBA

IL POSTO DELLE PAROLE

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CONVERSAZIONE

DI 

LIVIO PARTITI

CON 

ANGELA BUBBA

"MALINATI"

 BOMPIANI

 

Copj170.asp

Benvenuti in Calabria, paese di spartani e
africani sfrattati, delle arance di sangue e dei corpi dimenticati. Il
paese delle badanti e dei raccoglitori stranieri, il luogo dei morti
bianchi e dei morti neri. Benvenuti nel paese della solitudine. Nel
posto della 'ndrangheta e dell'anonimato, delle strade d'arsenico e del
passato affondato. Nella terra degli ospedali assassini e dello Stato
invisibile, e dove nessuno sembra poter arrivare. Dove tutto si può
dimenticare. Benvenuti in una disperazione bianca, nel paese che non ha
più miti e che non ha più le parole. Nella più fonda notte dell'Italia,
in un'oscurità chiamata Calabria. Benvenuti.

 

 

Mother, should I build a wall

Mother, should I run for president

Mother, should I trust for government

Mother, will they put me in the firing line

Mother am I really dying.

 

Pink Floyd, Mother

 

così comincia:

Si strangolavano come fiamme, era tutto nero. Il grande cancello volava e il varco si apriva, i mille pesci fischiavano contro ogni forma e vita. Io li guardavo. Tanti liquori che fluivano insieme al mondo che s'allargava, mentre le cose e le parole si levavano di mezzo per sempre, non sentivo nulla. La tv di fronte a me non era che una stella di caloria infatti, non passava suono, un vecchio fiore paralitico precipitato oltre il divano. Io dovevo guardare. Le schiene avanzavano e si scollavano dallo schermo, le loro linee mi crollavano in gola ed erano più di un migliaio, era tutto nero.

Il colore mutò solo quando apparve un uomo, altissimo e con l'intero naso stropicciato dalle lacrime, lui non sapeva dove altro ficcarle e le lasciava lì. Puntava sordamente la telecamera. Era morto.

 

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ANGELA BUBBA

 

 

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