Flavio Caroli “Con gli occhi dei maestri” Mondadori
«La storia non è un corteo che si osserva dall’alto, diceva il grande Marc Bloch. E lo storico non è un signore che guarda il corteo dal suo balcone, al fine di descriverlo con esattezza e oggettività. Lo storico è un uomo come gli altri che cammina dentro al corteo, che si chiede che cosa sia accaduto nel corso di un viaggio lungo e accidentato; quale sia dunque la direzione e la meta del corteo stesso; in ultima istanza – se possibile – quale sia il senso definitivo del cammino.» Flavio Caroli si richiama alla filosofia della più importante scuola storiografica del nostro tempo, le «Annales», per ripercorrere le tappe di una scienza relativamente giovane come la storia dell’arte, vista attraverso gli occhi dei «maestri». All’inizio della sua carriera di studioso, l’autore ha avuto la fortuna di conoscere e frequentare alcuni tra i più importanti esperti che hanno costruito le «diverse storie dell’arte» come noi oggi le conosciamo. Ne conserva un ricordo pieno di fascino, immagini che non possono non subire l’influenza della materia studiata. Così Caroli rivede Roberto Longhi: «Gli allievi accostavano Longhi uno per volta, ricevendone sguardi e brevi cenni di assenso col capo. Quando toccò a un valente medievista centroitaliano, per frazioni di secondo rividi un famoso dipinto di Tiziano, col rampollo Farnese che parla all’orecchio del nonno pontefice». Francesco Arcangeli è invece «il maestro» che porta Caroli, studente di lettere a Bologna, alla laurea: «Ero seduto in istituto, e studiavo con moderata diligenza le lettere di Van Gogh, per una tesi di laurea che non appagava i miei desideri per la storia dell’arte che avevo sognato. Entrò una specie di Maigret che, passandomi alle spalle, buttò l’occhio sulle pagine del mio libro». Bastano poche parole tra i due per far capire all’allievo che immediatamente avrebbe «cambiato tesi di laurea e vita». Ma l’inquietudine intellettuale e il desiderio di andare oltre il mero attribuzionismo condurranno Caroli all’incontro e alla lunga amicizia con Ernst Gombrich: in quel pomeriggio di luglio del 1975, giorno del primo colloquio al Warburg Institute di Londra, «l’aria fu fin da subito incalzante, un vento che spingeva la barca dei saperi a un abbrivio vertiginoso». Ai ricordi personali si affiancano le fondamentali esplorazioni del «pensiero in figura»: carrellate di opere che mostrano le diverse storie dell’arte direttamente dalla penna di Longhi, Graziani, Arcangeli, Briganti, Gombrich e Ragghianti, in un prezioso intreccio di vita e bellezza.
Flavio Caroli, ordinario di Storia dell’arte moderna al Politecnico di Milano, con questo romanzo incontra per la terza volta – e ultima, a suo dire – la narrativa, dopo Mayerling amore mio! (Bompiani 1983) e Trentasette: Il mistero del genio adolescente (Mondadori 1996). Come storico dell’arte, Flavio Caroli ha studiato i primari del “pensiero in figura” occidentale rapportati alle altre grandi tradizioni figurative maturate su questo pianeta. Ha organizzato inoltre numerose mostre, collabora con la trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa” e con prestigiose riviste specializzate, ed è autore di molti volumi, fra cui i saggi della collana “I volti dellarte di Flavio Caroli”: Tutti i volti dell’arte (2007) scritto con Lodovico Festa, Il volto di Gesù (2008), Il volto e l’anima della natura (2009), Il volto dell’amore (2011), Il volto dell’Occidente (2012), tutti pubblicati da Mondadori.
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