Fabiano Alborghetti “Maiser”

Fabiano Alborghetti Fabiano Alborghetti. Maiser. marcos y marcos

Fabiano Alborghetti
“Maiser”
marcos y marcos

marcosymarcos.com

“E dicendo di quell’uno / di quanti altri avrai parlato?”: si chiude così il romanzo in versi di Fabiano Alborghetti, che mette in scena la storia di un “uomo normale” (così l’incipit), di una “vasta famiglia”, di una lunga porzione di secolo. Dall’uno agli altri, cioè dalla vicenda individuale alla storia collettiva, e un tempo si sarebbe potuto aggiungere dalla coscienza individuale a quella di classe, questo libro coraggioso prova a mettere al lavoro la poesia sul piano inclinato della narrazione sociale. Romanzo/poema in controtendenza, Maiser conduce allo spasimo la cifra di una scrittura già testimoniata dal precedente percorso del suo autore: da L’opposta riva (2006), con i suoi clandestini senza nome braccati dal destino, agli orrori quotidiani di Registro dei fragili (2009), Alborghetti ha sempre affondato i suoi strumenti poetici nella realtà più bruciante. Ora, un’identica ustione si prolunga nei decenni della storia italiana novecentesca, negli “sguardi lupeschi” e disperati degli emigranti del Sud. Come sempre, “dinanzi alla vita, anche quella più storta”.
Fabio Pusterla

​”C’è una vena civile profonda, intima, a sostenere l’intera impalcatura di questa storia, in realtà corale e in certa maniera esemplare.”
Daniele Piccini, La Lettura / Corriere della Sera

“L’emigrazione valica i confini della speranza. Un romanzo che non cessa di interrogarsi sulla condizione esistenziale dell’uomo. ”
Fabio Pagliccia, Corriere del Ticino

“Si incita a ripercorrere quei tratti che accomunano il vissuto e l’immaginario non solo di uno (il nostro Maiser) ma dei molti che nelle varie epoche storiche hanno vissuto una eguale situazione di migrazione e dislocamento.”
Nicoletta Barazzoni, Il Giornale del Popolo

“L’uomo del mais, quindi, il maiser, il contadino, l’immigrato, che in passato avremmo magari definito un vinto, nel libro di Alborghetti vinto non è: perché parla, convince e vive. ”
Sergio Roic, EXTRA

“Alborghetti ha fatto della categoria del sogno e non solo della realtà sociale, una sorta di nostalgia ontologica, una stagione creativa che brucia la realtà.”
Alessandro Moscè, Prospettiva / Altritaliani

Un libro narrato e cantato fino ai limiti della poesia. Sarebbe piaciuto a Roversi, questo libro “sconsacrato”, ne abbiamo bisogno di questi “ordigni”, ben più di un altro “poeta laureato”
Gianno D’Elia

Fabiano Alborghetti nasce a Milano nel 1970. Vive in Canton Ticino (Svizzera). Ha pubblicato le raccolte Verso Buda (LietoColle, 2004), L’opposta riva (LietoColle, 2006; con prefazione di Giampiero Neri), Registro dei fragili (Edizioni Casagrande, 2009; con prefazione di Fabio Pusterla) e L’opposta riva – dieci anni dopo (Edizioni La Vita Felice, 2013) oltre alla suite Supernova (L’arcolaio, 2011) e svariate plaquettes e edizioni d’arte. Ha scritto di critica letteraria per riviste e sul web, ha fondato riviste letterarie, creato rubriche, programmi radio, progetti in carceri, scuole e ospedali. Grazie sia alla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia che al Dipartimento federale degli affari esteri della Confederazione, ha rappresentato il Ticino, la Svizzera e la lingua italiana in numerosi festival in patria e nel mondo.

fabianoalborghetti.ch

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