Conversazione di Livio Partiti con Gianfranco Lauretano
OSIP MANDEL'STAM
"LA PIETRA"
TRADUZIONE E CURA DI GIANFRANCO LAURETANO
IL SAGGIATORE
Nel 1913, quando il mondo intero stava per fare un doppio salto nel vuoto, trascinato dalla guerra mondiale e dalla Rivoluzione, a San Pietroburgo un gruppo di poeti si inseriva autorevolmente nella letteratura russa, rompeva i legami con il simbolismo tra Otto e Novecento, alla ricerca di un realismo autentico e concreto, mosso dalla volontà di raggiungere l’acme delle cose, toccare la loro essenza. Di quel gruppo facevano parte Sergej Gorodeckij, Nikolaj Gumilëv, Anna Achmatova e Osip Mandel’štam. Quello stesso anno Mandel’štam dava alle stampe la sua prima raccolta di versi, La pietra. La sua poesia è intrisa di sentimenti primari, oggetti, viandanti, specchi, dita che scivolano sulla superficie del mondo e sulla carne. I suoi versi sono pietre levigate, limate con tenacia e sapienza. Il suo è un gesto poetico netto, puro, indomabile. È una lingua che si confronta con la natura, la contempla, la ricrea. La pietra viene oggi proposta per la prima volta al lettore italiano. Pubblicarla a più di cento anni dalla sua uscita è rendere giustizia a una figura solenne, oltre che un atto di fede nella letteratura. È infine un tassello di rilievo in un catalogo come quello del Saggiatore, casa editrice da sempre incline all’immersione e alla costruzione di una cosmogonia novecentesca, con opere come Brooklyn è di James Agee, Gli immediati dintorni di Vittorio Sereni, Urlo & Kaddish di Allen Ginsberg, La Nebbiosa di Pier Paolo Pasolini, Diario del ladro di Jean Genet.ù
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Osip Mandel’štam (1891-1938) crebbe a San Pietroburgo, dove si legò a Gumilëv, Gorodeckij e Anna Achmatova, e insieme a loro diede vita al movimento dell’acmeismo, di cui nel 1913 scrisse uno dei manifesti. Nello stesso anno pubblicò la sua prima raccolta di poesie, La pietra. Trasferitosi a Mosca nel 1922, si dedicò alla critica letteraria e alla memorialistica, pubblicò nuove raccolte e rimise più volte mano a La pietra. Nel 1933 venne arrestato e mandato al confino sugli Urali, poiché avverso al regime di Stalin, ferocemente preso in giro nella celebre poesia Viviamo senza neanche l’odore del paese. Nel 1938 fu nuovamente arrestato e deportato in Siberia, costretto ai lavori forzati. Morì quello stesso anno, nel gulag di Vtoraja rečka. La moglie Nadežda dedicò la propria esistenza a conservare, clandestinamente fino alla morte di Stalin, l’archivio di Mandel’štam, spesso trascrivendo poesie imparate a memoria. Tra i non molti libri pubblicati in Italia ricordiamo Poesie (Garzanti 1972), Viaggio in Armenia (Adelphi 1988), Quaderni di Voronež (Mondadori 1995), La conchiglia e altre poesie (Via del Vento 2005), Ottanta poesie (Einaudi 2009).
Non occorre dire niente
non occorre insegnare niente,
è così triste e buona
la buia anima selvatica:
non vuole insegnare niente,
non sa affatto parlare
e nuota come un giovane delfino
per le canute voragini del mondo.
§
GIANFRANCO LAURETANO
È nato il 19 febbraio 1962 a Sessa Aurunca, provincia di Caserta, da padre campano e madre romagnola. Eccetto i primi mesi di vita, non ha più vissuto al sud. Invece dai tre ai cinque anni ha abitato a Zurigo, in Svizzera, dove i genitori erano emigrati per lavoro. Lì ha frequentato un asilo di lingua tedesca. All’età di 6 anni è tornato in Italia, definitivamente a Cesena. Diplomato all’Istituto Magistrale “Carducci” di Forlimpopoli, ha frequentato la Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Lingue e letterature Straniere Moderne dell’Università di Bologna. Lingua quadriennale: russo. Seconde lingue: inglese e spagnolo.
Sposato nel 1993 con Sabina Zanelli, vive e lavora a Cesena, dove è docente di scuola primaria. Nel 1996 è nata la figlia Agnese. Sempre nel campo dell’insegnamento tiene, in qualità di relatore e direttore, corsi per docenti sulla Didattica della Poesia, di cui è esperto. Numerosi anche gli incontri coi ragazzi e i cicli sulla poesia e la scrittura creativa, dalla scuola primaria all’università.
Nel campo dell’editoria dirige la collana “Poesia contemporanea” e il trimestrale letterario “clanDestino” per la casa editrice Raffaelli di Rimini. È fondatore e direttore letterario della rivista di arte e letteratura “Graphie” (editore Il Vicolo, Cesena) e fa parte del comitato di redazione della rivista di critica e letteratura dialettale “Il parlar franco” (Pazzini Editore, Villa Verucchio, RN).
Ha pubblicato i volumi di poesia: La quarta lettera (Foum, Forlì, 1987); Preghiera nel corpo (NCE, Forlì 1997 – ristampa: Ellerani, San Vito al Tagliamento 2011); Ortus exitiosus (ora nel’antologia “Bona vox”, Jaca Book, Milano 2010); Occorreva che nascessi (Marietti, Milano 2004); Sonetti a Cesena (Il Vicolo, Cesena, 2007); Racconto della Riviera (Raffaelli, Rimini 2012).
Ha pubblicato il volume di prose liriche Diario finto (L’Obliquo, Brescia 2001). Sempre in prosa i volumi monografici La traccia di Cesare Pavese (Rizzoli, Milano 2008) e Incontri con Clemente Rebora (Rizzoli, Milano 2013); in collaborazione con il Touring Club Italiano, per conto della casa editrice Il Vicolo, ha scritto i volumi sulle città romagnole Cesena nello sguardo nella mente nel cuore (2010), Cesenatico nello sguardo nella mente nel cuore (2011), Milano Marittima nello sguardo nella mente nel cuore (2012).
Sue traduzioni dal portoghese e dal russo sono pubblicate su antologie e riviste e nel 2003 in volume, presso l'editore Raffaelli di Rimini, è uscito Il cavaliere di bronzo di Aleksandr S.Puškin. Per le edizioni del Saggiatore, la raccolta La pietra di Osip Mandel’štam.
§
Più tenero del tenero
il tuo viso,
più bianca del bianco
la tua mano,
dal mondo intero
sei lontana,
e tutto ciò che è tuo
è dall'inesorabile.
Dall'inesorabile
la tua tristezza,
le dita delle mani
non raffreddate,
e il rumore basso
di non scoraggiati
discorsi
e la lontananza
dei tuoi occhi.
§
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare