Cristiana Collu
direttrice Galleria Nazionale di Arte Moderna, Roma
“Un sogno fatto a Mantova”
da un’idea di Cristiana Collu
a cura di Saretto Cincinelli
“La poesia è restituire alle cose, fra le quali viviamo, e agli esseri con cui viviamo, la pienezza della loro presenza a se stessi.” Yves Bonnefoy
“Un sogno fatto a Mantova” è uno degli eventi più intensi nel programma di Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016. È un progetto espositivo nato da un’idea di Cristiana Collu, direttrice della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma e membro del Comitato scientifico del Centro Palazzo Te, e curato da Saretto Cincinelli.
Il progetto – il cui titolo cita un omonimo scritto del poeta Yves Bonnefoy – nasce dall’idea che la città possa essere intesa come luogo e teatro della costruzione della comunità. Si assume che la città, nella sua stessa forma storica, sia una lunga “conversazione” capace di custodire la possibilità di un rapporto profondo e segreto tra parole, persone, cose. Un rapporto che nel caso di Mantova consente di congiungere l’alba rinascimentale della modernità con il contemporaneo.
Il progetto espositivo è concepito in due tempi: il primo inaugurerà l’11 giugno, il secondo, a partire dal 7 settembre, completerà il percorso che si concluderà il 13 novembre 2016 a Palazzo Te, dopo aver coinvolto più estesamente la città e alcuni suoi spazi pubblici (Palazzo d’Arco e Teatro Bibiena).
La prima stazione [12 giugno-13 novembre 2016 – Palazzo Te: Alberto Giacometti, Antony Gormley, Hans Op de Beeck, Davide Rivalta; Teatro Bibiena: Grazia Toderi; Palazzo D’Arco: Davide Rivalta] si realizza con l’installazione, nello straordinario scenario narrativo di Palazzo Te, di opere di artisti storici protagonisti della scena internazionale e artisti emergenti. Il progetto non si configura come una mostra ma come il tentativo di suggerire un percorso che interagisce con la narrazione, continua e potente, del palazzo rinascimentale. L’intento è quello di instaurare la compresenza fra due itinerari contigui ma asimmetrici: uno risultante dalla forza narrativa piena e unitaria, del progetto architettonico e artistico rinascimentale; l’altro più discontinuo e intermittente suggerito dalle domande esistenziali, dal realismo e dai sogni dell’arte contemporanea. Una compresenza destinata a trasformarsi in un dialogo a distanza che sconfina da Palazzo Te per espandersi sino a toccare alcune realtà architettoniche del centro cittadino, in particolare il Teatro scientifico Bibiena e il Palazzo D’Arco, recentemente restaurato.
Il progetto espositivo “Un sogno fatto a Mantova” è prodotto dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te e dal Museo Civico di Palazzo Te, con la collaborazione di Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Amici di Palazzo Te e dei Musei mantovani, Fondazione di Palazzo d’Arco, Cinema del Carbone, e con il contributo di Eni.
Palazzo Te, dal 12 giugno
Nella Sala dei Cavalli sono esposte due opere di Alberto Giacometti, Figura (Femme de Venise VI, 1956) e Grande donna (Standing woman III, 1960), due figure mitiche, costruite per sottrazione, esplorando la dimensione inafferrabile della presenza umana. Come scrive Sartre: “Giacometti ha pensato per primo di scolpire l’uomo come lo si vede, cioè a distanza assoluta… mette la distanza a portata di mano, spinge sotto i nostri occhi la donna lontana – e che resta lontana anche quando la tocchiamo con la punta delle dita”.
Nelle altre sale sono esposte le opere di Antony Gormley, Hans Op de Beeck e Davide Rivalta.
Fall III (2015) di Antony Gormley dispiega una linea costante di riflessione dell’artista, che lavora sulla trasformazione del corpo (il corpo stesso dell’artista) in un volume statico, assoggettato al contesto, geometrizzato e tragico.
I due video di Hans Op de Beeck, Parade (2012) e Dance (2013), mettono in mostra a passo di danza una sfilata di persone, una parade rallentata di passanti che impongono una riflessione sulla presenza, sulla quantità, sulla ricerca di equilibrio.
Le tre opere di Davide Rivalta, Cavallo, Rinoceronte, Ghepardo, a grandezza naturale, sottolineano con la loro presenza immobile, la vibrazione del miracolo della natura, l’istanza di fermare la vita senza toglierla.
Palazzo d’Arco – dal 12 giugno
Il giardino romantico di Palazzo d’Arco, dimora patrizia di architettura neoclassica, ospita la scultura Orso dell’artista Davide Rivalta.
Palazzo Te – dal 7 settembre
Nel corso dell’estate si aggiungerà lo sguardo e l’opera di Ettore Spalletti che apre la seconda parte del progetto, che inaugura martedì 6 settembre e che avrà nello spazio delle Fruttiere di Palazzo Te il suo fulcro con le opere di: Paola Di Bello, Armin Linke, Paolo Meoni, Luca Pancrazzi, Barbara Probst, Luca Rento, Grazia Toderi, Eulalia Valldosera.
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