Christiana Ruggeri

Il 7 aprile del 1994 in Ruanda ha inizio uno dei massacri più atroci della storia: il genocidio perpetrato dagli hutu contro i tutsi e gli hutu moderati. L’ultimo genocidio del XX secolo. In 101 giorni vengono assassinate un milione di persone, c’è un omicidio ogni dieci secondi, le violenze sono inenarrabili.
Il 13 aprile 1994 un gruppo armato hutu entra in casa di Bibi, a Kigali. Quando, molte ore dopo, Bibi si sveglia, non ricorda cosa è successo: ha solo il desiderio di bere succo d’ananas e avverte un odore pungente nella stanza. Ha il braccio destro dilaniato, l’addome perforato dai proiettili, lesioni alla nuca e a un orecchio causate dai calci. Nella stanza i cadaveri della mamma, del fratellino, della zia e dei cuginetti.
Bibi è sopravvissuta. Oggi vive a Roma ed è una giovane studentessa di medicina. Questa è la storia del suo viaggio infernale fino allo Zaire, insieme a un milione e duecentomila profughi in fuga da morte e desolazione. E del ritorno al suo paese, tra inaspettati gesti di coraggio e sorprendenti atti di solidarietà, con l’inatteso lieto fine di un sogno realizzato in Italia.

Christiana Ruggeri è giornalista della redazione Esteri del TG2, per cui ha condottoTG2 week end e TG2 costume e società. Laureata in Lettere Moderne all’Università La Sapienza di Roma, si occupa principalmente di paesi in via di sviluppo e diritti umani. I suoi dossier sul Tibet – Tibet: genocidio silenzioso e Tibet: un’oppressione lunga 50 anni – sono proiettati da anni nei festival internazionali. Ha fondato e presieduto per venti anni la onlus Il Rifugio delle Code Felici, che combatte il randagismo.

Progetto Rwanda è una onlus impegnata dal 1996 a favore dell’infanzia, dei diritti delle donne e nella costruzione di una cultura di pace e armonia sociale. Progetto Rwanda interviene nel Paese attraverso partner locali: singole persone vittime del conflitto e associazioni di provata serietà, nella convinzione che una pace duratura e uno sviluppo sostenibile possano essere costruiti soltanto rafforzando le capacità locali, le reti di solidarietà, l’auto sviluppo e la consapevolezza dei propri diritti.

IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare