X

Bruno Cavallone “La borsa di Miss Flite”

Bruno Cavallone, La borsa di Miss Flite, Adelphi

Bruno Cavallone
“La borsa di Miss Flite”
Adelphi
www.adelphi.it

Circolo dei Lettori, Torino
lunedì 3 ottobre ore 17.30
presentazione del libro di e con Bruno Cavallone edito da Adelphi
con Gian Luigi Beccaria, linguista e Angelo Benessia, avvocato

Miss Flite è la vecchietta che in Bleak House di Dickens frequenta quotidianamente la Court of Chancery trascinandosi dietro una borsa con i suoi «documenti», nell’attesa di un «giorno del giudizio» che dovrà restituirle il patrimonio perduto a seguito di remote vicende giudiziarie – non tanto dissimili da quelle che attraversa anche oggi chiunque debba affrontare un tribunale, a qualunque latitudine. Dopo essersi occupato del processo per una vita come avvocato e come giurista, Bruno Cavallone ha pensato di rovistare fra le carte di Miss Flite con un occhio nuovo, quello del connoisseur compiaciuto e sottilmente ironico. E avendoci trovato molte delle storie (di Rabelais, Shakespeare, Dickens, Lewis Carroll, Kafka, Dürrenmatt e altri ancora) e delle immagini (dell’arte alta come di quella popolare) in cui quel gioco infinitamente complesso si è nel tempo rispecchiato, le ha usate per scrivere questo libro a suo modo unico, che ricorda i manuali dove si raccolgono le regole di giochi altrettanto nobili e antichi del processo, come il bridge o il cricket. Senza manuali, è noto, non si può giocare: ma chi legge queste pagine scoprirà che in alcuni casi il gioco – tremendamente serio – può essere il manuale stesso.

da “La borsa di Miss Flite”
Et la troisième fois fut quand Gilberte me dit: « Si vous voulez, nous pourrons tout de même sortir un après-midi et nous pourrons alors aller à Guerman- tes, en prenant par Méséglise, c’est la plus jolie façon », phrase qui en bouleversant toutes les idées de mon enfance m’apprit que les deux côtés n’étaient pas aussi inconciliables que j’avais cru.
Marcel Proust, Albertine disparue

« Il Coniglio bianco inforcò gli occhiali, e domandò: “Maestà, dove debbo incominciare”. “Cominciate dal principio,” disse il Re con tuono solenne, “e continuate sino alla fine: poi fermatevi.” ».
Per un libro che tratta dei princìpi e delle regole del processo utilizzando fonti narrative e drammatiche (e iconografiche), mi sembra un incipit adeguato. In primo luogo perché il dialogo si svolge proprio nel contesto di un processo – quello al Fante di Cuori negli ultimi due capitoli di Alice in Wonderland – e di un romanzo molto famoso, anche se letto, da noi, poco e male (il passo ora citato è tratto dalla prima traduzione italiana di Teodorico Pietrocòla-Rossetti, pubblicata già nel 1872, che mi pare a tutt’oggi la meno insopportabile). In secondo luogo, perché la risposta del Re di Wonderland è l’enunciazione del principio fondamentale di ogni attività organizzata in forma di procedimento: un exploit sorprendente, se si pensa che in generale è proprio il Coniglio il custode delle regole processuali, mentre il Re, sobillato dalla Regina, ne fa ottusamente scempio. In terzo luogo, perché il mio interesse per queste cose incominciò a manifestarsi, molti anni fa, proprio con un saggio su Lewis Carroll come teorico del processo, che contribuì a farmi superare (o meglio non riuscì a impedirmi di superare) il giudizio di ordinariato nell’austera e (illo tempore ) selettiva disciplina accademica del diritto processuale civile, alla quale mi avevano avviato in gioventù l’insegnamento, il carisma e la benevolenza del professor Enrico Tullio Liebman.
Mi rendo conto che il « tuono » di questo discorso è tipico di un vecchio professore. Ma tale in effetti sono, anche se ho sempre dedicato e continuo a dedicare buona parte del mio tempo all’esercizio del mestiere di avvocato. E « il presente lavoro » (come direbbe invece un professore giovane, o un aspirante professore) deri- va sia dalla mia esperienza «scientifica» che da quella didattica e da quella professionale.

Bruno Cavallone
Laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano nel 1961, Bruno Cavallone intraprende una lunga carriera accademica presso lo stesso ateneo, ricoprendo dal 1980 la cattedra di Diritto processuale civile. Socio ordinario dell’Associazione fra gli studiosi del processo civile, ha scritto numerose monografie, articoli e saggi per riviste specializzate. Dal 2005 è membro del comitato di direzione della “Rivista di diritto processuale”. È un grande appassionato dei leggendari “Peanuts” e ha tradotto a più riprese le storie dei piccoli amici saggi di Schulz, come anche “Il dizionario di Charlie Brown” (Rizzoli, 1975). Recentemente ha combinato la sua vocazione giuridica con la passione per l’arte, il cinema e il romanzo: con Adelphi ha pubblicato “La borsa di Miss Flite”.

IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
www.ilpostodelleparole.it

Livio Partiti: