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Stefano Zuffi

Stefano Zuffi, Toulouse-Lautrec

Stefano Zuffi
curatore mostra
“Toulouse-Lautrec. La Belle Epoque”
Palazzo Chiablese, Torino
fino al 5 marzo 2017
www.mostratoulouselautrec.it

Con circa 170 opere, tutte provenienti dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene, dal 22 ottobre 2016 al 5 marzo 2017 arriva a Palazzo Chiablese di Torino una grande retrospettiva dedicata a Toulouse-Lautrec, l’aristocratico bohémien considerato il più grande creatore di manifesti e stampe tra il XIX e XX Secolo. La mostra, sotto l’egida del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è prodotta e organizzata dai Musei Reali di Torino e Arthemisia Group, vede il patrocinio della Città di Torino ed è curata da Stefano Zuffi. Attraverso le opere dell’Herakleidon Museum di Atene, il percorso illustra l’arte eccentrica e la ricercata poetica anticonformista e provocatoria – tra le più innovative tra Ottocento e Novecento – di uno degli artisti oggi più apprezzati e ammirati; un’anima da “artista tormentato” fin dall’infanzia e non adeguatamente “riconosciuto”, seppur pervaso da un fortissimo slancio ottimista e dalla consapevolezza della bellezza della vita. Una bellezza semplice, dai contorni volutamente sfumati e da vivere in momenti dissoluti, dai colori forti e spregiudicati e priva di abbellimenti, nei disegni come nelle tinte. Nessuno, dopo di lui, è stato in grado di rendere così “perfetto” il volto dell’imperfezione. È questo il suo stile. In mostra litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895) diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata alle immagini dell’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec. Rampollo di un’antica famiglia aristocratica del sud della Francia, nel 1881 il diciassettenne Henri decide di sfidare l’opposizione del padre, trasferirsi definitivamente a Parigi e di diventare pittore. Era ormai chiaro che non avrebbe potuto seguire le tradizioni di famiglia, una vita da gentiluomo di campagna o una carriera militare: a causa di una malattia genetica, la sua crescita si era fermata appena sopra il metro e mezzo, con gambe cortissime e problemi alla parola. Nonostante i limiti fisici Henri non ha difficoltà a inserirsi nel mondo libero e bohémien degli artisti e degli spettacoli: i caffè-concerto e i cabaret, principali luoghi della vita notturna parigina di fine secolo, diventano il suo rifugio prediletto e forniscono i temi principali della sua arte. Fra coraggiose scelte di soggetti scabrosi e innovative ricerche espressive, Toulouse Lautrec trae ispirazione per i protagonisti delle sue opere soprattutto dal quartiere parigino di Montmartre e ne racconta la vita notturna, alternando l’animazione dei locali con istanti di quotidianità, sempre fissati con un effetto di grande immediatezza. In poco tempo diventa uno degli illustratori e disegnatori più richiesti di Parigi; gli sono commissionati manifesti pubblicitari per le rappresentazioni teatrali, i balletti e gli spettacoli, oltre che illustrazioni d’importanti riviste dell’epoca, come la satirica Le Rire. Il circo e il Moulin Rouge, l’amore e le stelle effimere del cabaret, l’ultimo bicchiere di assenzio e il sorriso tirato di un’attricetta: l’aristocratico visconte di Lautrec lascia la scena a trentasette anni, il 9 settembre 1901, alle soglie del XX secolo. Un’epoca si chiude con lui. L’evento è consigliato da Sky Arte HD. Il catalogo è edito da Skira.

L’itinerario dell’esposizione è scandito in 10 sezioni tematiche, sempre in rapporto con i grandi cambiamenti storici, tecnologici, sociali e architettonici di Parigi alla fine del XIX secolo, al tempo scintillante della Belle Époque.

Le prime quattro sezioni sono dedicate alle Notti parigine: alle tre sale intitolate a singoli protagonisti delle scene, ne segue una quarta che spazia sul mondo degli spettacoli, dal Moulin Rouge all’Opéra. Uno degli aspetti maggiormente conosciuti della produzione di Toulouse Lautrec è la pubblicità realizzata per i locali notturni: con un’innovativa intuizione promozionale, Henri decide di mettere in evidenza i nomi degli artisti che si esibiscono sul palcoscenico, fissando in modo formidabile i tipi e i personaggi. É, in fondo, il vero inventore dello star-system. Diviene buon amico del cantautore e cabarettista francese Aristide Bruant (1851-1925), e contribuisce a definire la figura del cantante attraverso una serie di stampe e di litografie, tra cui Aristide Bruant nel suo cabaret (1893), dove lo rappresenta con il suo mantello voluminoso, cappello a larghe tese e una sciarpa rossa intorno al collo. La modernità delle rappresentazioni stilizzate, strutturate in superfici di colore omogenee gli procura una immediata e inaspettata celebrità. Indimenticabile è la figura di Yvette Guilbert (1868-1944), soprannominata la Diseuse (la fine dicitrice): in scena il suo segno distintivo erano lunghi guanti neri fino al gomito. Affascinato dalla personalità dell’attrice e cantante, Toulouse Lautrec le dedica un album di litografie, integralmente presente in mostra, oltre a vari disegni e incisioni (Album Yvette Guilbert, 1894). Toulouse Lautrec intreccia relazioni amichevoli anche con la celebre stella del cabaret parigino Jane Avril (1868-1943), scatenata e trascinante sulla scena. Toulouse Lautrec la raffigura come una donna colta e sofisticata mentre frequenta un caffè-concerto sul manifesto Divan Japonais (1893), ma anche scatenata nel can-can insieme ad altre ballerine in La compagnia di Mademoiselle Eglantine (1896). Infine, una vasta sala è dedicata al variegato mondo degli spettacoli, dalle scene popolari del cabaret fino alle rappresentazioni più impegnative di tragedie greche o di concerti all’Opéra. Diceva Toulouse Lautrec: “Non importa quale sia lo spettacolo. A teatro sto sempre bene!”, ele opere dedicate al mondo delle rappresentazioni sono sempre affascinanti, trasmettono gioia e piacere. Nelle sue scene teatrali Lautrec riesce a rendere l’intensità dei drammi e delle commedie con movimenti efficaci ed energici contrasti di luci e ombre che traggono ispirazione sia dalle xilografie giapponesi sia dai palchi teatrali di Daumier. Fra le opere in mostra, la serie di argute litografie nel 1893 per la raccolta Le café-concert.

Quinta sezione – I cavalliL’amico editore Thadée Natanson ricorda: “Henri amava gli animali meno delle donne ma più degli uomini. Andava pazzo per i cavalli e non si era mai consolato di non poterli montare”. Cresciuto nell’ambiente dell’alta aristocrazia di provincia, Toulouse Lautrec ha una grande passione per i cavalli. Il padre del pittore, il conte Alphonse, era un provetto cavallerizzo, fautore della vita all’aria aperta affidata a lunghe passeggiate a cavallo e battute di caccia con il falcone. Alcuni disegni di questa sezione risalgono agli anni dell’adolescenza, e dimostrano la straordinaria precocità dell’artista. Diversi anni dopo, nella primavera del 1899, il pittore era stato ricoverato in una clinica per malattie mentali per disintossicarsi dall’alcol e liberarsi dai pesanti attacchi di delirio. Per ottenere la dimissione
dalla casa di cura, Toulouse Lautrec realizza numerosi disegni, spesso dedicati ai prediletti cavalli. La litografia Il fantino (1899) è tratta da uno di questi lavori. Merita di essere segnalato infine il “ritratto” de The pony Philibert (1898). Negli ultimi due anni di vita le condizioni fisiche di Toulouse Lautrec declinano penosamente e il pittore ha sempre maggiori difficoltà nel muoversi. Per spostarsi nelle vie di Parigi utilizza un calessino, tirato dal paziente Philibert, l’ultimo dei numerosi cavalli conosciuti da Toulouse Lautrec a partire dalla sua prima infanzia.

Sesta sezione – I disegniNel cuore del percorso, la mostra presenta una serie di disegni a matita e a penna, di travolgente freschezza e mordente incisività. Davvero per tutta la vita Toulouse Lautrec ha trovato nel disegno un mezzo di espressione immediato, insostituibile. La matita è la compagna fedele nella lunga obbligata immobilità durante le convalescenze dopo le fratture; il modo per vincere la noia delle stazioni termali; la piccola condanna negli esercizi obbligati durante la fase di formazione accademica; lo strumento per vedere e interpretare il mondo; la divertente complice nel fissare la chiave per evadere dalla clinica per malattie mentali in cui resta chiuso per circa tre mesi, quasi identificandosi con l’analogo destino toccato all’amico Van Gogh. I disegni sono soprattutto schizzi di personaggi: volti, atteggiamenti, silhouettes, caricature. In mostra anche il ritratto del padre, conte Adolphe de Toulouse-Lautrec (Portrait of H. de Toulouse-Lautrec, 1895), e l’arguto foglio in cui il pittore si rappresenta impietosamente nudo (Toulouse-Lautrec Nu, 1894).

Ascolta Stefano Zuffi "Toulouse-Lautrec. La Belle Epoque"” su Spreaker.

Settima e ottava sezione – Le collaborazioni editoriali Dopo aver trascorso la notte facendo il giro dei caffè e cabaret di Montmartre, Toulouse Lautrec si metteva al lavoro con insospettabile energia e lucidità, in grado di gestire parecchi incarichi contemporaneamente. Merito in parte della prodigiosa velocità inventiva e realizzativa, ma anche della passione per le tecniche della riproduzione a stampa, di cui seguiva tutte le fasi. Per queste ragioni, oltre che per i manifesti pubblicitari, il talento di Toulouse Lautrec è molto richiesto in campo editoriale, nelle riviste umoristiche a grande diffusione ma anche libri di pregio e copertine per spartiti musicali. Le Rire e Escarmouche sono tra i periodici illustrati con cui Toulouse Lautrec collabora con vignette di satira politica e di costume esposte in questa sezione. Nell’ambito delle collaborazioni editoriali emerge la figura di un cugino di Toulouse Lautrec, il musicista Désiré Dihau. Lo vediamo impegnato in un assolo di fagotto nella litografia Pour Toi!… (1893), in rapporto con la quale è presente anche una rara pietra litografica.

Nona sezione – Con gli amici intellettuali Questa parte della mostra è dedicata alle frequentazioni intellettuali di Toulouse Lautrec: il rapporto con poeti, editori, facoltosi mecenati è in un certo senso l’altra faccia dell’artista bohemien, perso nei bicchieri di assenzio delle notti parigine. Nell’ufficio e nelle abitazioni dei direttori della Revue Blanchesi svolge gran parte della vita sociale parigina e qui Toulouse Lautrec stringe diverse amicizie con scrittori e intellettuali e nel 1895 disegna un manifesto per la rivista (La Revue Blanche, 1895), in cui compare l’affascinante Misia Natanson, moglie dell’editore. Un lavoro impegnativo è la realizzazione della copertina e delle illustrazioni per il libro Au Pied du Sinaϊ(1897), una serie di racconti di George Clemenceau ambientati in diverse comunità ebraiche.

Decima sezione – “L’amore è un’altra cosa” Sotto l’occhio ironico di Toulouse Lautrec scorre la vita parigina fin du siécle: balli, spettacoli, svaghi serali, luci, teatri, risate e applausi grazie a cabarettisti, ballerine e chansonniers. Ma questa è solo una parte della produzione del pittore: forse ancor più intense e personali sono i ritratti di donne sole, silenziose, osservate senza la minima intenzione caricaturale o di vignetta cronachistica; attimi di riflessione, nubi che corrono sull’anima, ombre fuggevoli che passano sul viso. La mostra si chiude con le delicate opere dedicate a questo tema. Nessun artista, prima Toulouse Lautrec, aveva saputo cogliere le passioni represse, la solitudine, il desiderio di una vita migliore che si nasconde sotto la sensualità forzata e la seduzione “professionale” di cantanti, attrici o prostitute, osservate senza ironia o moralismi. Come avviene nella letteratura francese contemporanea (dai romanzi di Flaubert alle novelle di Maupassant), soggetti e personaggi solitamente considerati scandalosi o immorali, sono riscattati dall’arte. A Toulouse Lautrec piace l’ambiente frivolo dei bordelli e tra il 1892 e il 1895 trascorre intere settimane nelle maison closes vicine all’Opéra e alla Borsa di Parigi. Qui osserva le ragazze per ore, mentre riposano, giocano a carte o si truccano: soprattutto, in loro compagnia non deve vergognarsi del suo aspetto. La disinibita spontaneità di queste donne le rende ai suoi occhi le modelle ideali. Il ciclo più completo è costituito dalle litografie a colori dell’album Elles (“Loro”) del 1896 capolavori della incisione francese del tardo Ottocento: in mostra il frontespizio e la meravigliosa litografia Donna alla tinozza. Tra le immagini femminili evocate da Toulouse Lautrec, affiora infine anche il sogno di un amore impossibile, la misteriosa signora incontrata in un viaggio per nave ed evocata con grande delicatezza nella litografia intitolata La passeggera della cabina 54 (1896).

Stefano Zuffi (1961), storico dell’arte milanese, ha curato la realizzazione di numerosi volumi di divulgazione culturale, con particolare attenzione all’arte rinascimentale e barocca. In qualità di consulente editoriale della casa editrice, è responsabile di collane molto note al grande pubblico, come gli “Artbook” e curatore del grande evento e successo editoriale, avviatosi nel 2002, la collana “I Dizionari dell’Arte”.
Fra gli oltre 50 titoli pubblicati si segnalano Dürer, Il Grande Atlante della Pittura (entrambi pubblicati da Electa) e Rinascimento (Mondadori). Le sue opere sono state tradotte in più lingue con una distribuzione complessiva di oltre un milione e mezzo di copie in tutto il mondo.
È vicepesidente dell’Associazione Amici di Brera e membro del consiglio dell’Associazione Amici del Poldi Pezzoli.

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