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Modigliani, raccontato da Stefano Zuffi

Modigliani, raccontato da Stefano Zuffi, Mostra a Palazzo Ducale di Genova

Modigliani
raccontato da Stefano Zuffi, curatore della mostra
Genova, Palazzo Ducale
fino al 16 luglio 2017

È indubbio che la fortuna di Modigliani iniziò il giorno dopo la sua morte. E che in vita, non ebbe mai quel consenso e riconoscimento del suo stile che aveva sempre cercato. Se gli scatti di collera, le liti, le ubriacature e le altrettante gentilezze, la sua aura di ebreo italiano colto, dai bei modi e dal grande charme, erano diventati il suo marchio tra artisti, collezionisti e amici parigini, erano anche il segnale di una ricerca e un’intensità protratta allo stremo.
Avrebbe potuto forse condurre un’esistenza appena più decente se avesse seguito la moda e i consigli del suo agente Zborowski, poeta e mercante di origini polacche, che lo spingeva a ritrarre paesaggi. Ma la sua indagine si concentra sulla figura umana nel tentativo di cogliere il carattere profondo dei suoi soggetti.
L’esposizione aperta fino al 16 luglio 2017 – nell’appartamento del Doge di Palazzo Ducale a Genova, si propone di illustrare il percorso creativo di Amedeo Modigliani affrontando le principali componenti della sua carriera breve e feconda. Attraverso una trentina di dipinti provenienti da importanti musei come, il Musée de l’Orangerie e il Musée National Picasso di Parigi, il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa, il Fitzwilliam Museum di Cambridge, la Pinacoteca di Brera e da prestigiose collezioni europee e americane, oltre ad altrettanti disegni, si intende mettere in risalto il grande valore della sua ricerca in quel clima assolutamente unico creatosi nella Parigi d’inizio Novecento.
Nella mostra di Palazzo Ducale, organizzata e prodotta da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e da MondoMostre Skira, particolare attenzione viene rivolta all’ aspetto centrale della sua ricerca, ovvero la sua predilezione per il ritratto. Numerosi sono i dipinti che Modigliani dedica a occasionali modelle ma anche ad amici e compagni d’avventura, protagonisti anch’essi della vita culturale parigina d’inizio secolo, tra Montmartre e Montparnasse.
Attraverso i suoi dipinti Modigliani testimonia l’effervescenza dell’ambiente artistico e culturale parigino di quegli anni, dove convivono e si incontrano grandi mecenati e mercanti come Paul Alexandre, Paul Guillaume e Léopold Zborowsky, accanto scrittori come Max Jacob, Jean Cocteau, Guillaume Apollinaire, ad artisti come Diego Rivera, Pinchus Krémègne, Henri Laurens, Jean Cocteau, Léopold Survage, Juan Gris, Pablo Picasso, protagonisti di un’irripetibile stagione di rinnovamento della pittura.
La sua pittura è di una qualità estrema, introversa, introspettiva, votata al ritratto che rappresenta indubbiamente l’elemento privilegiato attraverso il quale evidenziare la cifra stilistica di Modigliani che per primo introduce uno strettissimo rapporto psicologico con il soggetto per poi avviarsi progressivamente verso una purezza e un’eleganza formale assolute. I suoi modelli preferiti sono i colleghi pittori, i letterati e gli intellettuali, gli amici più intimi, le persone che condividono il suo mondo.
Gli anni della guerra consentono a Modigliani di avvicinarsi ulteriormente agli altri protagonisti delle avanguardie storiche rimasti a Parigi e in particolare a quelli della cerchia di Picasso. Tra questi lo scrittore Max Jacob che nel 1915 lo presenta al mercante Paul Guillaume. Modigliani fa tesoro delle sue frequentazioni e degli artisti che lo circondano per mettere a punto un vocabolario del ritratto assolutamente inedito: i volti tendono a una essenzialità formale fino ad allora mai vista. L’artista riesce a fondere con grande maestria la somiglianza del ritratto – eseguito dal vero o a memoria- con uno stile assolutamente personale.Esemplari in quest’ottica sono i ritratti di Moise Kisling (in mostra sia quello del 1915 che un disegno su carta del 1916), con il quale Modigliani aveva stretto una forte e intensa amicizia, del gallerista Georges Chéron, del pittore Chaim Soutine (in mostra l’olio del 1917), compagno di avventure e più volte scelto come modello.
Grande e appassionato anche l’interesse di Modigliani per le figure femminili. Numerose sono le anonime modelle che, scovate nei caffè parigini o incontrate per strada e ammaliate dal suo fascino di seduttore, posano per lui. Ma anche presenze importanti nella sua vita sentimentale e di intellettuale come la giornalista inglese Beatrice Hastings (in mostra un ritratto ad olio del 1915), Lunia Czechowska, amica di lunga data, Hanka Zborowska (presente in mostra con uno splendido disegno a matita del 1916), moglie del suo mercante, e la giovane compagna Jeanne Hébuterne, dalla quale avrà una figlia e che si suiciderà, incinta, il giorno dopo la morte del suo adorato Modì.
L’insistenza, quasi l’ossessione con cui Modigliani affronta nei suoi dipinti i volti del microcosmo parigino che lo circonda, rivela il suo forte coinvolgimento, il suo costante tentativo di immedesimazione nei personaggi che animavano la sua quotidianità.
Modigliani stesso riferendosi ai suoi ritratti rivela: “Per lavorare ho bisogno di un essere vivo, di vedermelo davanti. L’astrazione mi affatica, mi uccide ed è come un vicolo cieco”. Una sorta di energia drammatica deriva proprio dall’apparente semplicità con cui Modigliani dipinge questi ritratti dell’anima.

Ascolta “Stefano Zuffi "Modigliani"” su Spreaker.

A partire dal 1916 Léopold Zborowski si impegna fortemente nel far conoscere l’opera di Modigliani che realizza una straordinaria serie di nudi esposti tra mille polemiche alla Galleria Berthe Weill l’anno successivo. La salute dell’artista livornese peggiora inesorabilmente anche se i suoi ritratti eseguiti a partire dal 1917 rivelano un’ulteriore evoluzione stilistica.
Modigliani ha sviluppato inconfondibili caratteristiche linguistiche, riconoscibili nell’ accentuazione del valore della linea come fondamentale elemento compositivo e nell’elegante allungamento sinuoso e sensuale della figura, che hanno la funzione di attirare la persona ritratta nell’area sentimentale dell’artista, in un atto poetico unificatore tra il pittore e il suo modello.
Queste peculiarità si sviluppano ulteriormente negli ultimi anni dell’artista: i suoi dipinti assumono un respiro più ampio, la tavolozza si schiarisce e anche gli sfondi assumono progressivamente una diffusa luminosità, la materia pittorica si fa più fluida e i personaggi sono delimitati da una linea più morbida. Sono esempi significativi di questo nuovo approccio dipinti di grande delicatezza come La jeune Lolotte, del 1918, come la splendida Bambina in blu, sempre del 1918 e come il raffinato ed etereo Giovane con i capelli rossi ( Lo studente) del 1919, dai contorni purissimi.
La mostra rivolge la propria attenzione anche ai Nudi di Modigliani, e basterebbe il sensualissimo Nudo disteso del 1918 a testimoniare la sorprendente carica erotica unita a una capacità introspettiva altrettanto forte, e opere della piena maturità dell’artista, di intenso realismo, che emanano una forte sensualità e che all’epoca come detto suscitarono grande scalpore.
La sua prima esposizione personale alla Galleria Berthe Weill nel 1917 è uno scandalo: chiude prima di iniziare perché la polizia ed il pubblico si sentono oltraggiati da quei nudi sensuali.

Veri e propri capolavori, in mostra a Palazzo Ducale si possono ammirare lo straordinario Nudo accovacciato del Museo di Anversa, eccezionalmente prestato per l’occasione, e lo splendido Nudo disteso (Ritratto di Celine Howard).
Questi corpi sdraiati in un totale abbandono, consapevoli del loro fascino carnale, immobili nelle loro pose voluttuose, dipinti con passionalità e con un senso plastico che ne esalta le forme sconvolsero come nessun altro dipinto la pur liberale Parigi. Per i colori accesi della loro carne rosa e calda, per le curve morbide dei giovani seni, per il lieve e provocante incurvarsi del ventre, sono stati interpretati come icone di una nuova insopprimibile sensualità.
La figlia Jeanne racconta che Modigliani provava un amore sviscerato per il disegno: “I disegni sono rivelatori… dimostrano questa qualità innegabile di percepire il soggetto plasticamente come uno scultore”. La mostra offre l’opportunità di ammirare studi, disegni, acquarelli, tempere in particolare quelli per le Cariatidi, figure di donne accovacciate con le braccia levate, dalle forme opulente, tondeggianti, ricche di rimandi all’arte primitiva, greca antica, tribale, etrusca, negra; testimonianza eccezionale dell’indagine volumetrica dell’artista e del culto personalissimo tributato alla figura femminile della quale Modigliani propone un’interpretazione arcaica, alla ricerca di una bellezza ideale in cui il sensuale si mischia allo ieratico, l’audacia alla grazia, la dolcezza al mistero.

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