Serena Dibiase “Amnesia dei vivi”

Serena Dibiase Serena Dibiase,"Amnesia dei vivi" Italic Pequod

Serena Dibiase
“Amnesia dei vivi”
Italic

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È un’alternanza di dialogo e asserzione, di desiderio d’incontro e rivendicazione personale, di teatro e di raccolta riflessione questa opera di Serena Dibiase che – dopo il precedente Nelle vene del 2010 – la vede transitare attraverso i territori della parola e della vita esposta. Annunciate da precise e puntuali amnesie – e chissà che non sia proprio questa la malattia, con rima involontaria, detta poesia – coppie di testi ci conducono verso il Respiro di chiusura – in realtà fra i primi testi di un progetto che strada facendo è andato organizzandosi e definendosi diversamente. Il tragitto che ne risulta si delinea dunque, programmaticamente, nella frizione fra simmetrie compositive e libertà formali, la materia autobiografica o ipoteticamente tale ha infatti bisogno di organizzarsi per potersi dire, di accettare la regola che le consenta di esistere e di coesistere con una ricca serie di suggestioni massimamente emotive – la Telefonata I e la Telefonata II ne sono un esempio di struggente ed esemplare chiarezza. Le libertà formali – un verso libero variamente declinato e che si fa addirittura prosa poetica a tratti piuttosto che dialogo rinarrato – costruisce una autorappresentazione poetica e dialogica che prevede il dono della propria voce all’altro, la restituzione di questo sapere dolorosamente luminoso e disarmato che siamo soliti chiamare scrittura poetica – in assenza, è del tutto ovvio, di parole ancora da inventare e che possano dire come le differenti ipotesi dell’amore riescano a sopravvivere nel dirsi del testo. Ecco allora le figure più o meno esplicite ma – dolcemente? ferocemente? – presenti della nonna, della madre, del padre, così come di altri amori più notturni e assai meno domestici e della propria curiosità per il mondo del dolore – dal carcere di Volterra frequentato per motivi di teatro all’attenzione per un monologante e casuale compagno di viaggio in treno – perché non solo la sua, di Serena, voce risuona in lei a raccontare le possibili messe in scena del mondo ma anche quelle degli altri in un procedimento di ascolto e restituzione delle storie del mondo che quotidianamente ci fanno da specchio. (dalla prefazione di Giancarlo Sissa)


Serena Dibiase è nata nel 1986 a Bologna, dove si è laureata al Dams e ha maturato la sua ricerca artistica attraverso campi eterogenei, dalla danza al teatro, dalla poesia al canto. Nel 2009 ha pubblicato con Manni editore la raccolta di poesie Nelle vene.
Attualmente impegnata come cantante e autrice nella realizzazione di un progetto musicale a Roma, Amnesia dei vivi è la sua seconda raccolta poetica.

soundcloud @serenalarue
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