Roberto Casati “La conoscenza nel vento”

Roberto Casati Roberto Casati "La conoscenza nel vento" Festival della Mente, 2018

Roberto Casati
“La conoscenza nel vento”
Festival della Mente

festivaldellamente.it


Sabato 1 settembre 2018 – ore 09.30
“La conoscenza nel vento”
Roberto Casati

prenotazione posti: festivaldellamente.it


Come si organizza una comunità di ricerca che si ritrova per alcuni giorni su un’imbarcazione? Roberto Casati ha navigato per una settimana a bordo del cutter Kleronia tra Roma, le isole Pontine e Gaeta, con condizioni meteo diverse, insieme ai membri dell’Associazione Taqwim (Fabrizia de Gasparre, Fabio Rosciglione, Fabio Sebastiani e Maria Sebregondi), alla disegnatrice Simo Capecchi e al videomaker Rocco Soldini. A bordo, anche quattro progetti pilota: Cognition in the wind, sulle strategie di navigazione in ambienti non adattativi; Disorientation Remediation, sulla definizione di scenari in cui si perde l’orientamento; la scrittura di haiku e il disegno in condizioni difficili. Una barca è infatti un microcosmo sociale esigente e intenso, ogni azione ha un significato e un nome, ogni progetto è sempre e comunque il progetto di una comunità.

Roberto Casati è un filosofo italiano. Dirige l’Institut Jean Nicod, un laboratorio dell’École Normale Supérieure e uno dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales, a Parigi. È autore di saggi specialistici e di divulgazione, e ha insegnato in diverse università europee e statunitensi. I suoi titoli più recenti sono Semplicemente diaboliche. 100 nuove storie filosofiche, con A. Varzi (Laterza, 2017) e La lezione del freddo (Einaudi, 2017). Il progetto a bordo del Kleronia è stato promosso nel quadro delle ricerche Disorientation Remediation, Design: Cognitive Foundations e Cognition in the Wind, e ha avuto come partner l’Associazione Taqwim e Moleskine.

Roberto Casati
“La lezione del freddo”
Einaudi Editore
einaudi.it

«Volpe, pneumatico, volpe, uccellino, ciaspola, cane. La neve ci parla dell’ordine delle cose. Del prima e del dopo. Si esprime qui tutta la sincerità del mondo: non puoi nascondere il tuo passaggio alla neve».

Un filosofo, la sua famiglia e altri animali all’esigente scuola del freddo: ritrovare un sentiero perso nel bianco; leggere Thoreau e Hawthorne; mai e poi mai usare il freno sul ghiaccio; coltivare stalattiti; costruire un pratico igloo davanti a casa, lasciare il cane in macchina senza farlo congelare…Piegare la vita domestica alle intemperie significa imparare ad assecondare la natura invernale del mondo. Senza fuggirla, addestrando la mente e le mani a comprenderla. Perché il freddo non è un nemico, per quanto sia temibile.

Il giorno in cui la famiglia trasloca nel New Hampshire, davanti agli occhi si apre un incanto: la casa è immacolata, le doghe di legno percorse dalle ombre del bosco, il tetto verniciato di un azzurro fiabesco. L’estate caldissima sembra non voler mai terminare, ma le allusioni misteriose nelle conversazioni con i vicini e i colleghi fanno presagire una minaccia. In un batter d’occhio arriva la neve, il grande fiume è già ghiacciato, bisogna attrezzarsi: le bambine e il cane ammirano in silenzio lo spettacolo bianco in cui vivranno per un anno. Tra sputaneve elettrici e cataste di legna, orsi nel giardino e incendi divampati nella canna fumaria, piste di fondo oniriche e impronte calcate nel bianco per essere certi di ritrovare la strada, la grande scoperta è che il gelo può diventare un membro della famiglia, una lente d’ingrandimento, un modo di sentire. L’esperienza quotidiana del freddo è un’avventura estrema, a cui non siamo piú abituati e che potrà sorprenderci come una possente rivelazione. Con la praticità dell’uomo di casa e lo sguardo del filosofo, Roberto Casati ha elevato un altare al freddo in mezzo a betulle sottili che in primavera finalmente raddrizzano la schiena. Un racconto imprevedibile e fulminante, un manuale di sopravvivenza, una time capsule confezionata con amore pensando ai figli e alle figlie del riscaldamento del pianeta. «Se uno guarda il sentiero che traccio, all’andata vede uno zig-zag, una linea tratteggiata di piedi destri e piedi sinistri. Al ritorno cerco di calpestare la neve con le ciaspole dove non ero passato all’andata, per rendere uniforme il sentiero. Ho deciso di chiamarla la camminata etica, pensa chi ti segue, aiutalo».

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