Riccardo Ildebrando Tucci “Molte Anime”

Riccardo Tucci Riccardo Tucci. Molte Anime.

Riccardo Tucci
“Molte Anime”

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Un’antologia eclettica per conoscere l’umanità e le sensibilità che hanno toccato epoche e culture, non in tutti gli uomini, ma in uno solamente che abbia in sé lo spirito mondano e sia così un uomo universale. Trovare l’uomo che è in noi, in quel luogo inesteso, dove niente potrebbe dividere l’umanità e riposa la pace, là dove un’idea può essere contemplata, nasce la poesia e riposa il talento inespresso: per così dire una tecnica dell’arte.

dall’introduzione del libro “Molte Anime” di Riccardo Tucci
“Il libro potrebbe cominciare con la biografia di Teeteto e quel segreto che traspariva dalle sue parole, come viveva nel suo pensiero.
Il 369 a.c. avvenne un incontro fortuito. Erano gli ultimi giorni in vita di Socrate, i due si conobbero.
Ce ne riferisce Platone, quando nell’opera omonima, si ritrovano Euclide e Terpsione: Euclide torna alla dimora, mentre Terpsione era alla sua ricerca, presso la piazza di Megara.
Nel frattempo, il giovane matematico ateniese, Teeteto, viene trasportato in patria: torna morente dalla battaglia fra Tebe ed Atene.
Ferito e colto da quel suo male al basso ventre, questi spirò e ci lasciò così, ma prima che questo avvenisse fu in grado di scoprire due dei solidi platonici (ottaedro ed icosaedro) e con la sua matematica di costruirli e dimostrarli tutti (ottaedro, icosaedro, tetraedro, esaedro, dodecaedro), nonché di rilevanti scoperte sui numeri irrazionali, poi raccolte da Euclide nei suoi “Elementi”; come innovatore non sfigurò, sulle orme dei pitagorici e del suo maestro Teodoro.
Proprio Euclide, ricordando un dialogo trascorso anni addietro, chiede al servitore di leggerne il manoscritto e con questo, passa la voce a Socrate e le sue controparti: il giovane matematico e Teodoro.

Il maestro non tradisce alcun amore sensuale per il giovane allievo, le cui fattezze lo fanno apparire meno che attraente, ma rivela un’enorme stima per il promettente talento.
Si ragiona sulla conoscenza e sui sensi.
Nel farsi del dialogo, Socrate domanda, cosa mette in
comunione le sensazioni; l’anima, risponde il giovane interlocutore.
“Come sei bello, Teeteto, e non, come diceva Teodoro…”, e su queste parole, potrebbe avere inizio l’antologia presente, su quel concetto del bello che non ha luogo nella natura, poiché è essenziale la nostra partecipazione contemplativa.
Non sono i sensi a produrre il mondo né la bellezza, ma per quel che ne sappiamo non esisterebbe niente, se non precedessero i sensi.
In questo modo, nel segreto dello spirito, sorge la bellezza, unico luogo in cui essa esiste realmente.
E’ un volto della natura che il poeta porta alla luce in una tremenda ricerca, tra le brutture e le tragedie; simile a Teeteto, egli si erge dalle traversie e dalla miseria mondana in cerca dell’umanità e la troverà in sé, nel variopinto delle sfaccettature.
Chi tenta questa impresa, però non compirà l’opera nella sua interezza, perché si troverà fra due dimensioni: la natura immensa che colpisce i sensi e dà oggetto al pensiero e la facoltà infinita del pensiero ispirato alla grandezza della natura, la cui peculiarità è di seguitare, ma senza informandoci di quando esista una fine, dunque l’opera. Il dubbio ci seppellirà.

Riccardo Tucci nasce a Biella (1985).
Viaggia per tutta la vita fra Oceania, Africa, America
Centrale ed Europa, alla ricerca di studio, fortuna o svago. Pubblica nel 2006 con Seneca la prima edizione dell’opera; vincitore al “Concorso Internazionale Città di New York”
(2009).


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