Matteo Guadagnini
“Groenlandia. Sulle orme di Nansen”
Tra ghiaccio e anima
Fusta Editore
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La Groenlandia: una regione impervia di cui poco si è scritto in tempi recenti, una terra certamente lontana dal turismo di massa. Il racconto di una straordinaria avventura nel Nord del mondo, sulle orme del mitico esploratore norvegese Fridtiof Nansen, il primo uomo al mondo ad attraversare con gli sci la ghiacciata Kalaallit Nunaat, l’isola più grande della Terra.
Matteo Guadagnini, di professione avvocato, appassionato di viaggi, un giorno riceve una proposta da parte di un amico: perché non attraversare la Groenlandia? Bastano una slitta (o meglio due!), vestiti adatti, una buona tenda e del cibo consumabile anche a bassissime temperature: tutte cose che si possono comprare. Ah, certo, serve anche un po’ d’allenamento: ma per quello il tempo lo si trova, e l’entusiasmo fa il resto. Poi, vediamo, cosa serve d’altro? Ma sì, qualche volume sull’argomento: che ci vorrà mai a leggere un paio di libri?! Al massimo, anche se dovessimo decidere all’ultimo di non partire, avremmo imparato qualcosa di nuovo. Biglietto aereo prenotato. Tutto pronto? Tutto pronto!
Poi arriviamo in Groenlandia e veniamo investiti dai nomi delle diverse località, dei paesi e dei villaggi: Isortoq, Kulusuk, Tassiilaq. Nomi stranissimi: ma potevamo anche aspettarcelo! Conosciamo gli interni e gli esterni di case colorate a picco sulla costa: ecco i filetti di pesce stesi ad essiccare; ecco i cani, sempre vigili, con quel loro ululato che tanto li affratella ai lupi. E che tanto ci spaventa di notte. Tutto pronto per la traversata? Tutto pronto!
Poi mettiamo il primo piede sul ghiaccio, trainiamo le slitte con la forza che avevamo impiegato anche durante l’allenamento e… tutto si muove. Procediamo, dividiamo la giornata in legs: tragitti quantificabili in ore o chilometri dopo i quali fermarci e rifocillarci. Montiamo la tenda. Dormiamo.
Poi, il giorno dopo, mentre la traversata entra nel vivo, veniamo colti dal Whiteout, la tormenta di neve, “nebbia” e vento. Allora siamo lì, dobbiamo avanzare: ma in quel momento capiamo che forse non era tutto pronto, perché attorno alla nostra anima il ghiaccio si rapprende e ci chiude in un guscio. Lì siamo soli anche se in compagnia. Le condizioni atmosferiche ribaltano ogni priorità: ciò che quotidianamente ci appare scontato e a “portata di mano” – bere, mangiare, dormire comodi – diventa esigenza irrinunciabile; ciò che quotidianamente ci appare fondamentale – porsi domande e riflessioni sul “senso della vita” – diventa superfluo.
Il ghiaccio diventa cibo per l’anima. Ci copre se polverizzato dal vento, ci bagna i piedi, ci costringe a salite e discese. Ecco di cosa si sono sempre nutriti gli inuit: della capacità di resistere. Oggi anche al progresso. Un passo sbagliato e un crepaccio ci inghiotte. Una scelta sbagliata e la Storia ci porta via.
Di cosa si nutre oggi la Groenlandia? Guadagnini ci accompagna attraverso basi militari risalenti alla Guerra Fredda, abbandonate come cattedrali in un deserto bianco; ci rende partecipi di come le popolazioni locali abbiano affrontato l’Occidente. E ci dice che anche una volta tornati a casa, mentre il caldo di un caminetto ci consola dal freddo invernale, ci sarà sempre una parte di noi che ancora arranca nel Whiteout, e che ancora ci ringrazia per averla dimenticata là nel ghiaccio.
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