“Poeti sulla Luna”
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Poesia
Mensile Internazionale di Cultura Poetica
Il numero di agosto 2019 in edicola:
“Poeti sulla Luna”
N. Agustoni, Amarji, G. M. Annovi, S. Bre, F. Buffoni, M. G. Calandrone, M. Egan, G. Frene, M. Giovenale, M. Guatteri, V. Lamarque, K. Koutsourelis, V. Magrelli, V. Ostuni, D. Piccini, L. Pugno, Y. Selvetella, M. Strand, J. Svenbro, G. Villalta.
a cura di Maria Grazia Calandrone
Poeti sulla Luna
con Maria Grazia Calandrone
20 luglio 2019, nel corso delle trasmissioni di Rai Radio3
I poeti vengono spesso immaginati come creature lunari, con lo sguardo rivolto a una corrispondenza segreta tra cosa e cosa, tra microcosmo e macrocosmo, microcosmi che intuiscono il macrocosmo e talvolta, raramente e fortunosamente, lo abitano.
La Luna è uno dei poli invincibili di attrazione magnetica, per le immaginazioni di scavalcamento, uno dei sogni umani ricorrenti, del quale rimangono tante testimonianze in poesia. Alcmane, Ariosto, Leopardi… Mille volte la colonna d’Ercole della Luna è stata oltrepassata con la fantasia, mille volte la Luna è stata abitata, esplorata, percorsa dalla mente di un poeta.
Cinquant’anni fa, però, la scienza ha rischiato di bruciare per sempre il mistero lunare, spingendosi a posare la materia umana sulla fino ad allora sconosciuta Luna: omerica, silenziosa Diana cacciatrice. Che ne sarebbe stato di lei, una volta esplorata, sondata, fotografata, commisurata?
Il 20 luglio 1969, l’Apollo 11 porta sulla Luna due esemplari della nostra specie: le molecole di Neil Armstrong e Buzz Aldrin vengono a contatto con le molecole del Mare della Tranquillità. Un’euforica contaminazione reciproca.
Abbiamo deciso di chiedere ad alcuni tra i migliori poeti contemporanei di spendere la propria intelligenza, il proprio intuito, la propria capacità di osservazione e la propria fantasia per distillare parole nuove dall’asciutto cratere lunare, per esplorare le profondità possibili e ulteriori del contatto tra uomo e satellite, o raccontarci la propria esperienza di quella data rivoluzionaria. Una fusione di scienza, immaginazione, intuizione e memoria.
Desideriamo comprendere il fascino di un corpo esplorato, se il bianco satellite terrestre chiami ancora, in segreto, e desideriamo verificare cosa prova chi ha dedicato la propria vita a scrivere versi, nei confronti dello slancio diverso, ma altrettanto inarrestabile, di scienziati e astronauti, che desiderano spingere il proprio vero corpo tridimensionale oltre i confini concreti della generazione e del pianeta.
Le ultime scoperte scientifiche confermano quello che i poeti sanno da sempre: siamo fatti della stessa materia delle stelle, addirittura da materiale extragalattico. Ci interessa esplorare la coincidenza fra l’intuizione dei poeti e la scienza, comprendere se davvero scienza e poesia siano due forme gemelle della medesima conoscenza. E ci interessa comprendere come risuonino i fenomeni enormi, nell’esperienza biografica e biologica di un microcosmo che compone versi.
Cari poeti, dunque a voi la parola.
Maria Grazia Calandrone
IL POSTO DELLE PAROLE
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