Teresa Porcella
“Ma io volo”
Maria Cvetaeva
Carthusia Edizioni
https://www.carthusiaedizioni.it/libri/510/ma-io-volo
Teresa Porcella – curatrice
Stefano Garzonio – traduttore
Sonia Maria Luce Possentini – illustratrice
Scrittori in Città, Cuneo
www.scrittorincitta.it
D’amore e d’accordo
Venerdì 19 novembre 2021 – ore 9 – Scuole
Autori presenti: Lorella Bono, Teresa Porcella
Violante intollerante
Venerdì 19 novembre 2021 – ore 11 – Scuole
Autori presenti: Lorella Bono, Teresa Porcella
Marina Ivanovna Cvetaeva, una delle voci più alte della poesia russa di inizio Novecento, ci regala attraverso i versi di questo potente componimento una sua “fotografia” della fragilità: una qualità imprescindibile dell’animo umano che cela sensibilità, duttilità e leggerezza. In questa poesia, così profonda e delicata, si scorgono una grande ricchezza emotiva e un ricercato rigore nell’uso della lingua, che ne segneranno tutta la produzione poetica e la renderanno una delle poetesse più apprezzate del suo secolo. “La mia povera fragilità tu guardi, senza sprecare una parola. Tu sei di pietra, ma io canto. Tu sei statua, ma io volo”.
La poesia della Cvetaeva, tra le più originali del Novecento russo, è aliena da qualsiasi sentimentalismo e morbidezza; secco e nervosamente cadenzato, il suo verso si frantuma in unità significanti di altissima tensione emotiva. Riducendo la metafora a violento attrito semantico, sopprimendo i nessi logici normali, la Cvetaeva arriva a trasformare le sue poesie in ruvide trame fonetiche. A questa scrittura convulsa corrisponde, tematicamente, un’enfasi che converte i gesti quotidiani in momenti di esasperata drammaticità e trova nei più appassionati miti femminili della storia russa gli ideali «alterego» della violenta personalità dell’autrice. Benché la Cvetaeva non abbia partecipato ai movimenti d’avanguardia dell’inizio del secolo, la sua ricerca espressiva e il suo sperimentalismo linguistico sono paralleli alle esperienze dei cubofuturisti e, in particolare, a quelle di Pasternak, cui la apparenta la concisione della visione poetica.
IL POSTO DELLE PAROLE
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