Sandro Gerbi
“La voce d’oro di Mussolini”
Storia di Lisa Sergio
La donna che visse tre volte
Neri Pozza
https://neripozza.it/
Chi era l’elegante figurina che la sera del 9 maggio 1936, dai gradini più alti del Vittoriano, trasmetteva in inglese il famoso discorso di Mussolini sulla conquista dell’Impero?
Si chiamava Lisa Sergio (1905-1989) e stava vivendo la sua prima incarnazione: quella della «fervente fascista», nota all’estero come la «voce d’oro» di Roma.
Giornalista fiorentina plurilingue, di madre americana e padre napoletano, nel 1937 fu licenziata dal ministero della Propaganda forse perchè sospettata di mormorare contro il regime o più probabilmente perché ritenuta troppo loquace circa una sua breve relazione con il genero del duce Galeazzo Ciano. Protetta da Guglielmo Marconi, approdò negli Stati Uniti nel 1937 e ricominciò una brillante carriera radiofonica all’insegna della democrazia americana: ecco la sua seconda vita.
Dopo la guerra però, ottenuta la nazionalità statunitense, fu accusata dall’FBI di simpatie per il comunismo, allontanata dalla radio e inserita in alcune «liste nere» da seguaci del maccartismo. Alla fine decise di trasferirsi a Washington, dove si reinventò come conferenziera.
Questo libro, frutto di un trentennale scavo in archivi pubblici e privati, racconta la sua triplice, avventurosa esistenza. E cerca allo stesso tempo di ripristinare alcune verità,
che lo scorrere del tempo, la concretezza dei documenti e l’ostinazione propria dei ricercatori lasciano impudentemente affiorare.
Sandro Gerbi, dopo anni di giornalismo culturale (Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore), si è concentrato sugli studi di storia contemporanea, esordendo nel 1999 con Tempi di
malafede (sull’amicizia tra Guido Piovene ed Eugenio Colorni, premio Comisso 2000). Ha poi pubblicato, fra l’altro: Mattioli e Cuccia, Ebrei riluttanti e, con Raffaele Liucci, Indro Montanelli, la più accreditata biografia del giornalista di Fucecchio. È figlio di Antonello Gerbi, già capo dell’Ufficio studi della Banca Commerciale, di cui ha curato molte opere, tra cui La disputa del Nuovo Mondo (Ricciardi e poi Adelphi), un classico dell’americanistica tradotto in varie lingue.
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