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Roberto Alajmo “L’estate del ’78”

Roberto Alajmo "L'estate del '78" Sellerioi

Roberto Alajmo
“L’estate del ’78”
Sellerio Editore

www.sellerio.it


Roberto Alajmo, Jean Echenoz (Francia), Yewande Omotoso (Sud Africa), Alessandro Perissinotto e Christoph Ransmayr (Austria) sono i finalisti della sezione Il Germoglio
Incontro con pubblico e studenti: sabato 12 ottobre, ore 10, Monforte d’Alba
Cerimonia di premiazione: sabato 12 ottobre, ore 16.30, Castello di Grinzane Cavour


“L’estate del ’78”
Sellerio Editore

Un pomeriggio d’estate Roberto Alajmo incontra la madre in una strada di Mondello. Non può immaginarlo, ma quello è un addio. «Cos’abbia fatto lei, nei tre mesi successivi, ancora oggi non lo so. È oggetto della presente indagine».

Prendere per mano i lettori, invitarli in casa, guardare assieme le foto dell’infanzia, raccontare la parte più inconfessabile di sé e della propria famiglia. Roberto Alajmo, nella sua opera più necessaria e personale, ha trasformato un materiale intimo e doloroso nel romanzo di una vita.
Luglio 1978: lo scrittore è uno studente in attesa degli orali dell’esame di maturità, studia con i compagni a Mondello, vicino Palermo, e a fine giornata esce insieme a loro per riposarsi, rifiatare, mangiare un gelato. Una passeggiata di trenta metri e lì, seduta sul marciapiede, trova la madre. Lei lo guarda riparandosi dal sole con la mano. «Mamma, che ci fai qui?».
È l’ultimo incontro tra Elena e suo figlio Roberto, il momento da cui scaturisce questo libro, l’investigazione familiare di uno scrittore su un evento che ha segnato la sua giovinezza e la sua maturità: l’esistenza intera.
È la storia di un addio di cui il ragazzo non aveva avuto sentore, la ricerca di un senso per il commiato improvviso di una madre dal marito, dai figli, dalla vita stessa. Il ritratto di una donna che voleva afferrare il mondo, e il mondo le scappava dalle dita. Un dramma di disagio domestico come forse se ne consumavano tanti, in quegli anni, nel chiuso segreto degli appartamenti della borghesia italiana. È un racconto di grande originalità letteraria, attraversato da una suspense che a tratti toglie il respiro, da un’emozione attenta a trasformarsi in pensiero e parola, da un umorismo necessario ed elegante.
Mai il lettore ha la sensazione di spiare dal buco della serratura il dolore altrui. E questo accade nonostante l’autore accompagni il testo con le foto di una famiglia come le altre, almeno all’apparenza. Alajmo condivide la sua indagine con noi, ci esorta ad appropriarci del suo passato, ad affrontare con lui il mistero del susseguirsi delle generazioni umane. «Statemi a sentire», sembra dirci. E non c’è altro che possiamo fare.

Roberto Alajmo è nato a Palermo il 20 dicembre 1959. Ha pubblicato, fra l’altro: Un lenzuolo contro la mafia (Gelka, 1993; riedizione Navarra Editore, 2012), Repertorio dei pazzi della città di Palermo (Garzanti, 1994), Almanacco siciliano delle morti presunte (Edizioni della Battaglia, 1997, premio “Feudo di Maida”; riedizione il Palindromo, 2013), Le scarpe di Polifemo (Feltrinelli, 1998, premio “Arturo Loria”), Notizia del disastro (Garzanti, 2001, premio Internazionale Mondello), Cuore di madre (Mondadori 2003, premio Campiello, secondo classificato al premio Strega), È stato il figlio (Mondadori 2005, premi SuperVittorini e Super Comisso, finalista al premio Viareggio). Con Laterza nel 2005 ha pubblicato il saggio Palermo è una cipolla.
I suoi libri sono tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, svedese e olandese.
Dal 2013 al 2019 è stato Direttore Artistico del Teatro Biondo – Stabile di Palermo.


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