RICCARDO IACONA

IL POSTO DELLE PAROLE

 

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CONVERSAZIONE

DI

LIVIO PARTITI

CON 

RICCARDO IACONA

"SE QUESTI SONO GLI UOMINI"

CHIARELETTERE

Copj170.asp

 

Quello che state per leggere è l'incredibile
racconto di una tragedia nazionale, che macina lutti e sparge dolore
come una vera e propria macchina da guerra. Una guerra che prima di
finire sui giornali nasce nelle case, dentro le famiglie, nel posto che
dovrebbe essere il più sicuro e il più protetto e invece diventa
improvvisamente il più pericoloso. Solo a metà del 2012 sono più di 80
le donne uccise in Italia dai loro compagni. 137 nel 2011. Una ogni tre
giorni. Riccardo lacona ha attraversato il paese inseguendo le storie
dei tanti maltrattamenti e dei femminicidi. Finalmente la voce di chi
subisce violenza possiamo ascoltarla, insieme alle parole degli uomini,
quelli che sono stati denunciati: "Avevo paura di perderla. Gliele ho
date così forte che è volata giù dal letto…". "Qual è allora l'Italia
vera, quella dove l'amore è una scelta e le donne sono libere, o quella
delle tante case prigione in cui siamo entrati?… Questa è una storia
che ci riguarda da vicino, perché ci dice come siamo nel profondo"
scrive lacona. È un fenomeno che non si può catalogare tra i fatti
borderline. Sono decine i casi di violenza silenziosa e quotidiana che
si consumano nelle nostre case. "La sera, appena sentivamo il rumore
della macchina di lui, io e i bambini entravamo in agitazione; dicevo
loro: 'Mettetevi subito davanti alla tv'." Così la vita diventa un
inferno, se questi sono gli uomini.

 

Quando le ho messo le mani
al collo, pensi che stavamo litigando per il caricabatterie di un
telefonino, per questo le dico che le motivazioni non sono importanti,
perché possono sembrare assurde. Ed è stato un momento veramente
drammatico, perché io non me ne sono reso conto, ma le ho stretto il
collo a lungo.

Dalla testimonianza di M., 50 anni, impiegato di Torino.

Una ogni tre giorni.
Tante sono le donne che in Italia vengono uccise ogni anno dai loro compagni.
Elisa Scialfa, vent’anni, di Enna, uccisa dal fidanzato Francesco Lo Presti il 25 aprile 2012.
Rosa Trovato, di Scicli, uccisa dal marito il 14 gennaio dello stesso anno.
Alessandra Cubeddo, 36 anni, uccisa dal convivente a Villaricca, in provincia di Napoli, il 7 maggio.
Kaur Bewinde, ragazza di origini indiane, strangolata il 27 maggio a Piacenza dal marito.
La lista continua, mentre ci inoltriamo nel calendario di questo 2012, annus horribilis per la strage sistematica di donne che ha luogo in Italia.
L’inchiesta di Riccardo Iacona è una
spoon river
devastante, che deve indurre chiunque alla riflessione: anche quegli
uomini che non si sognerebbero mai di usare violenza alla propria
compagna e si ritengono al di sopra di una simile, scomodissima materia.

Iacona conduce la sua inchiesta su carta (per comporre la quale si è avvalso dell'aiuto della bravissima giornalista Sabrina Carreras) con la stessa partecipe pietas per le vittime che gli viene riconosciuta nel suo lavoro televisivo, e a quella compassione si accompagna un’obbiettività
che è molto più efficace di ogni condanna moralistica, perché non
pretende di sostituirsi all’emozione che il racconto di queste storie
terribili suscita: semplicemente le testimonianze raccolte sul campo
vanno sommandosi, e disegnano un paesaggio umano che ci permette di capire a fondo quel che accade nel chiuso delle case, dove le donne sono lasciate sole con sé stesse e con la violenza che subiscono.


Le storie di queste donne hanno spesso degli elementi in comune: molte di loro hanno perso il lavoro, sono state segregate in casa, obbligate a tagliare i ponti con amiche, amici e spesso anche con la famiglia
d’origine, per ritrovarsi infine alla mercé di un uomo che magari,
all’inizio della relazione, si era presentato come gentile, premuroso e
protettivo.

Il resto lo fa una cultura
largamente diffusa – secondo la quale non bisogna mai intromettersi
negli affari di una coppia, anche quando appaia evidente come i lividi
sul volto della donna non sono stati causati da scivoloni lungo le
scale o da porte accidentalmente chiuse in faccia.

E allora ha senso domandarsi, retoricamente parafrasando Primo Levi,
“Se questi sono gli uomini”, perché l’interrogazione che Iacona muove
all’intera società mette in discussione un modello culturale e sociale
nella sua interezza.

Se pure Trapani non è Ciudad Juarez, e l’Italia non è il Messico dove le maquiladoras
scompaiono senza lasciare traccia e senza che nessuno si prenda la
briga di cercarne neppure i corpi, il maschilismo così profondamente
radicato in tanta parte del nostro Paese è un brodo di coltura ideale
perché la violenza sia pronta ad esplodere ad ogni momento, alimentando
le nerissime statistiche di questa piaga dilagante.
Da un lato c’è il maschile senso di possesso della donna, che attecchisce particolarmente bene nelle fasce culturalmente più arretrate della popolazione.
A questo si affianca una malintesa concezione della privacy, pronta ad essere violata sulle copertine dei tabloid
scandalistici e continuamente messa in mora dallo stillicidio dei
pettegolezzi, ma attorno alla quale viene eretta una cortina
impenetrabile quando si tratti di denunciare quello che spesso è sotto gli occhi di tutti.
E
con impressionante regolarità si viene a disegnare il grafico delle
tante, tantissime donne uccise in Italia dai propri compagni, mariti,
fidanzati.
Uomini che non si fermano, non si
lasciano distogliere dal progetto, dalla decisione pensata chissà
quante volte, dall’opzione dell’omicidio”, scrive Iacona nel capitolo
intitolato “Ammazzarle ad ogni costo”.
Già: tutto si tiene.
Mentre
Iacona passa a volo d’uccello su tutto quel che accade in Italia nel
2012 – terremoti, una tremenda crisi economica, la disoccupazione a
livelli da record – si tinge davanti ai nostri occhi un tornasole che
denuncia la strettissima correlazione fra la sofferenza in cui versa un paese in agonia e quel che accade alla parte della sua cittadinanza più esposta, meno tutelata: le donne, come al solito. Come sempre.
Ma il libro non si limita a formulare un  j'accuse
"di genere", per così dire: nel capitolo intitolato "Noi, gli uomini"
le voci sono quelle dei maltrattanti che hanno intrapreso un percorso
riabilitativo e riescono a vedere quel che hanno fatto alle loro
compagne con una consapevolezza nuova.
Il coraggioso atto d’accusa
contenuto in “Se questi sono gli uomini” non deve cadere nel silenzio,
non deve passare inosservato.
È importante, davvero.

Riccardo IaconaSe questi sono gli uomini
260 pag., 13,90 euro – Chiarelettere
ISBN 9788861903234

 

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RICCARDO IACONA

 

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