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Paola Tonussi “Poesie” Rupert Brooke

Rupert Brooke. Poesie. Interno Poesia.

Paola Tonussi
“Poesie”
Rupert Brooke
Interno Poesia

www.internopoesialibri.com

Curatela e traduzione: Paola Tonussi
Postfazione: Silvio Raffo

Definito come «il migliore dei Georgiani» da Ezra Pound, Rupert Brooke (1887-1915) è il poeta della transience, la bellezza che presto svanisce. Celebre per i sonetti di guerra, da lui poco considerati, Brooke è poeta ben più intenso del mito creato da quei versi e dalla morte precoce nell’azzurro Egeo: una leggenda, un’illusione che colma il disperato bisogno d’ideale degli inglesi in guerra, ma deforma il giovane agitatore socialista e amante dei cruenti elisabettiani nell’idolo dell’establishment. Di straordinaria maestria tecnica adagiata su un letto formale, la sua poesia s’immette nel solco di Marvell e l’assunto nostalgico del tempo che va, quale tentativo di fermare l’istante, la bellezza dai piccoli piedi sempre in fuga, transitoria. Nei così detti “ugly poems” si rivela invece poeta di acuminata ironia, il primo a considerare temi tabù per l’epoca – decadimento fisico della vecchiaia, avversione per la banalità borghese, contrasto tra eros e matrimonio. Con occhi addestrati alle visioni – Donne, Marvell, Webster, Milton – quella di Rupert Brooke è una poesia molto più moderna della sua fama, che va scoperta e restituita al suo vero orizzonte: la meraviglia della linea inglese, da Shakespeare a Auden.

Rupert Brooke, nato a Rugby nel 1887 è l’astro della sua generazione: brillante sportivo, studioso che concorre alla riscoperta di Donne, Webster e gli elisabettiani, i cui saggi lo rendono Fellow del King’s College a Cambridge. Personalità affascinante, sognatore che scrive versi in giardino e vegetariano ante litteram, attrae a Grantchester, il villaggio fuori Cambridge dove vive, amici e artisti: Virginia Woolf, Forster, Lytton Strachey, Maynard Keynes, Duncan Grant e altri. Ammirato da Pound e Henry James, Eliot e Fitzgerald, è il poeta della transience, la bellezza che presto svanisce, l’amico generoso che lascia la propria eredità letteraria ai poeti Gibson, Abercrombie e de la Mare, perché possano scrivere senza assilli pratici. Oltre i “sonetti di guerra” che gli danno fama di war poet quasi suo malgrado, Rupert Brooke pubblica in vita una sola raccolta, Poems 1911, che rivela agli inglesi un Marvell minore e una poesia colma d’ironia, levità ed eccezionale maestria tecnica. La seconda raccolta, Poems 1914, esce postuma: il poeta muore infatti andando ai Dardanelli nell’aprile 1915, ed è sepolto a Sciro nell’Egeo dai compagni soldati destinati a morire poco dopo di lui.

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Livio Partiti: