Nicola Campogrande
direttore artistico
“MiTo Settembre Musica”
dal 3 al 18 settembre 2018, Torino / Milano
mitosettembremusica.it
Articolo di Nicola Campogrande su Corriere Della Sera:
Mi è sempre piaciuto immaginare che il movimento dei musicisti – quello dei compositori, con la matita sul foglio, e quello degli interpreti, con i loro strumenti – fosse una sorta di danza. Una danza che produce musica. E così mi sono abituato a pensare che la danza vera e propria, quella inventata dai coreografi e ballata su un palcoscenico, fosse un percorso a ritroso, che dalla musica riportava al movimento. Mettere il tutù all’uccellino di MITO SettembreMusica, dunque, mi è sembrato particolarmente fecondo (si tratta di 17 i giorni di musica dai primi di settembre in contemporanea a Milano e Torino, per un totale di 125 appuntamenti): le due arti si sono sempre attratte, influenzandosi a vicenda, e questa reciproca passione ha dato vita a esiti diversi. Tutti da ascoltare.
C’è, ad esempio, il caso del compositore che scrive la musica per un balletto e fa nascere un capolavoro. Tanto che lo si ascolta anche nelle sale da concerto, senza danza. È quello che ha fatto Stravinskij con L’uccello di fuoco, che seguiremo in versione integrale nella serata di inaugurazione, con la Royal Philharmonic Orchestra diretta da Marin Alsop. La serata si intitola «Balletti russi», un po’ per alludere alla celebre compagnia di danza per la quale Stravinskij aveva composto il brano e un po’ perché in cartellone ci sono altri due suoi connazionali: Čajkovskij, grande autore di musica per la danza, qui rappresentato dal suo Concerto per violino e orchestra, con Julia Fischer solista; e Victoria Borisova-Ollas, classe 1969, una delle più belle voci della Russia di oggi, che apre il festival con la sua orchestrazione di un breve pezzo di Schumann, Träumerei.
C’è il caso di un coreografo e di un compositore che, su commissione di MITO, di Torinodanza e di MILANoLTRE, hanno lavorato insieme, incontrandosi, ascoltandosi, per poi portare in scena il frutto del loro lavoro comune: è ciò che vedremo e ascolteremo in Domus Aurea, una coreografia di Diego Tortelli su musica di Bach ripensata da Giorgio Colombo Taccani ed eseguita, naturalmente dal vivo, dall’Ensemble Sentieri Selvaggi. E poi, inseguendo gli intrecci tra le due arti e alternando pagine di grande repertorio e musica di autori viventi (quest’anno sono ben 140), il festival esplora l’enorme territorio in cui risiedono brani nati per essere suonati in sala da concerto ma costruiti su strutture e ritmi di danza. Quelli sudamericani, ad esempio, presenti nel travolgente programma dell’Orchestra Giovanile dello Stato di Bahia che li mette a contrasto con il Concerto per pianoforte e orchestra di Schumann – il più romantico di tutti – interpretato da Marta Argerich. O quelli del pop e del rock, riletti dal musicisti del Kronos Quartet, che alterneranno Laurie Anderson e Steve Reich a un successo degli Who e a una canzone del cantante siriano Omar Souleyman, tutti trasferiti a due violini, una viola e un violoncello. C’è il Tango, proposto dall’Orchestra Verdi di Milano diretta da Speranza Scappucci, insieme alla voce di Fabio Armiliato, con Stravinskij, Piazzolla e la prima esecuzione italiana di un’orchestrazione di pagine di Gardel realizzata dal compositore argentino Diego Colatti, e c’è l’esplosione di colori che ci aspettiamo dall’Orchestra dell’Accademia della Scala diretta da Vladimir Fedoseyev in un programma, tutto di danze, che va da Shostakovič a Rachmaninov, passando per le Variazioni rococò di Cajkovskij con la giovane Miriam Prandi al violoncello.
C’è la Settima di Beethoven, l’apoteosi della danza come la definì Wagner, con la Filarmonica della Scala diretta da Myung-Whun Chung, e c’è una serata con lo strano duo formato da Xavier Demaistre e Lucero Tena, lui star indiscussa dell’arpa, lei icona della nacchera, e sui leggii infuocate danze spagnole. Ci sono i curiosi casi di musiche barocche avvicinate alle loro matrici popolari, siano esse gitane, come nella serata che vede protagonista l’ensemble Il Suonar Parlante diretto da Vittorio Ghielmi, oppure irlandesi, svedesi e finlandesi, come nel concerto dell’Ensemble Brù, che suonerà musica folk con strumenti barocchi. E, alla fine ci sarà la prima esecuzione italiana di quello che è probabilmente un capolavoro, il Concerto per violoncello e orchestra Azul, di Osvaldo Golijov, nel quale Enrico Dindo, solista insieme all’Orchestra della Rai diretta da Vladimir Kochanovsky, farà ascoltare in che modo oggi si possa reinventare la struttura della ciaccona, una danza che anche Brahms volle utilizzare nella propria Quarta sinfonia. Con la quale, non a caso, chiuderemo il cartellone.
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mitosettembremusica.it
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