Miguel Benasayag
“Pensare e agire nella complessità”
Biennale Tecnologia
https://www.biennaletecnologia.it/
Pensare e agire nella complessità
Domenica, 13 Novembre 2022 – 14:30
Aula Magna “Giovanni Agnelli” – Politecnico di Torino – Corso Duca degli Abruzzi 24
Miguel Benasayag
introduce Rosa Elena Manzetti
in collaborazione con Vita e Pensiero
Siamo in un’epoca di profonda mutazione, dominata in larga parte dall’emergere di tecnologie che modificano il nostro rapporto con il mondo, con noi stessi e il nostro modo di vivere. Parlare di cambiamento significa però riconoscere che qualcosa rimane. Ciò che persiste sono i nostri princìpi, intesi al tempo stesso come inizio e come fondamento della società. Proviamo allora a capire come costruire un buon rapporto tra cultura e tecnica, per una società più giusta.
Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista, è originario dell’Argentina, dove sotto la dittatura ha conosciuto più volte il carcere e la tortura. A Parigi oggi si occupa di problemi dell’infanzia e dell’adolescenza e dell’interazione tra tecnologia ed essere umano. Tra i fondatori e gli animatori del collettivo culturale «Malgré Tout», è autore di numerosi libri tra cui, tradotti da Vita e Pensiero, La salute a ogni costo. Medicina e biopotere (2010), Funzionare o esistere? (2018), La tirannia dell’algoritmo (2020).
Miguel Benasayag, Bastien Cany
Il ritorno dall’esilio. Ripensare il senso comune
Vita e Pensiero
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Proveniamo da un lungo periodo storico, quello della modernità, il cui imperativo era realizzare il sogno di un mondo disciplinato dalla ragione, finendo per addomesticare, e spesso negare come fragili e perdenti, l’esperienza del corpo, le pulsioni, i legami affettivi, l’interazione con la natura.
Questo ‘sogno’ dell’onnipotenza della ragione è stato travolto dall’irruzione della pandemia. L’incertezza, la complessità, la fragilità sono tornate con prepotenza nel nostro quotidiano, smascherando l’illusione del percorso moderno. Il confinamento richiesto dalla lotta al virus ci ha fatto riscoprire che siamo tutti legati gli uni agli altri, che – anzi – la nostra essenza più vera sta proprio in quel groviglio di legami che siamo.
È una presa di coscienza chiamata dal dolore e dalla paura, ma da questa fragilità può emergere qualcosa di nuovo e positivo. Come dicono i due autori, puntuali nel denunciare le tendenze ideologiche come nel proporre concrete contromosse per recuperare la complessità dell’umano, la crisi del coronavirus può diventare l’evento a partire dal quale immaginare nuovi rapporti di coabitazione tra il pensiero critico e la conoscenza che proviene da quel ‘senso comune’ che non è la banalizzazione delle convinzioni umane ma la trama dinamica, mai completamente codificabile, all’interno della quale le nostre vite acquistano senso.
Il distacco dal mondo che l’umano si è inflitto per poterlo conoscere e poi dominarlo può essere messo in discussione dalla crisi attuale, che non è solo sanitaria, immaginando nuove forme di agire. È possibile un ‘ritorno dall’esilio’.
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