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Margherita Canale “La stanza di Tartini”

Margherita Canale "La stanza di Tartini"

Margherita Canale
“La stanza di Tartini”

http://www.discovertartini.eu/

Due archetti del suo violino, testimonianza tangibile dell’attenzione di Giuseppe Tartini alla
tenuta del suono: un’innovazione progettata con lungimiranza, che aprirà la strada alle sonorità
preromantiche. E ancora: manoscritti che testimoniano le rilevanti ricerche teoriche in ambito acustico, spartiti tramandati in edizioni a stampa settecentesche, lettere, cimeli, oggetti personali come la parrucca e persino la maschera mortuaria che ci riporta ai suoi ultimi istanti di vita terrena. Giuseppe Tartini, poliedrico genio dell’età dei Lumi, insigne violinista e compositore ma anche appassionato didatta, scienziato e sperimentatore di innovazioni tecnologiche sul violino e l’archetto, nei 250 anni + 1 dalla scomparsa (26 febbraio 1770) rivive attraverso il Museo allestito nel Conservatorio di Trieste che proprio a lui è intitolato.

Il geniale violinista del “Trillo del diavolo” nasceva a Pirano d’Istria l’8 aprile 1692, e proprio oggi, 8 aprile 2021, apre La stanza di Tartini, uno spazio “fisico” e tangibile una sede museale permanente e interattiva che doveva essere inaugurata con le celebrazioni tartiniane 2020, sospese a seguito dell’irruzione pandemica. Un anno dopo il museo, in attesa di aprire alle visite in presenza negli spazi del Conservatorio Tartini a Trieste (via Ghega 12), si propone al pubblico di qualsiasi latitudine attraverso un percorso digitale accessibile a tutti, una vera e propria visita guidata, disponibile in un clic sul sito discovertartini.eu L’itinerario virtuale de “La stanza di Tartini, curato dai musicologi Margherita Canale e Paolo Da Col, è collegato in via digitale al polo di Pirano, dove si trova la casa natale del violinista, e ai progetti tartiniani di Padova, città in cui a lungo operò Tartini come Maestro di Cappella alla Basilica del Santo. Per accedere a La stanza di Tartini e proiettarsi nel microcosmo del grande violinista, alla (ri)scoperta delle sue musiche e degli oggetti che lo hanno accompagnato nel corso della vita, basterà cliccare dall’8 aprile sul link: https://www.discovertartini.eu/lastanzaditartini/
I visitatori, attraverso immagini e panoramiche a 360 gradi, potranno individuare gli elementi interattivi della mostra che, di volta in volta cliccati, schiuderanno interventi video, letture, esecuzioni musicali.

Si parte, idealmente, dai due archetti del violino di Giuseppe Tartini, che evidenziano l’interesse del
compositore per il suono e i suoi studi per la modifica dell’archetto al fine di consentire una maggiore tenuta nell’esecuzione: le sue innovazioni verranno sviluppate dagli archettai francesi dell’Ottocento. E a proposito della montatura del violino (ponticello, cordiera e bottone, capotasto, nasetto dell’arco), scopriremo che Tartini si occupava di liuteria e commerciava anche in violini (cfr Epistolario Tartini) collaborando con il liutaio padovano Bagatella. Ma dove sono finiti i violini di Tartini? Alcune ipotesi possono essere fatte grazie al documento testamentario conservato a Pirano. Parte significativa sarà giocata dall’Epistolario di Giuseppe Tartini, “Lettere e documenti” (EUT 2020), che per la prima volta raccoglie oltre 200 lettere, per la maggior parte inedite, a cura del Conservatorio di Trieste: un fascio di luce sulla personalità artistica di Giuseppe Tartini ma anche sulla sua dimensione umana e quotidiana.


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