Marco Saya
“Quando il tram deraglia la parola schizza resti”
Marco Saya Editore
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percorrere tutte le fermate del tram sino al Capolinea equivale a fare il giro del mondo. diverse umanità salgono e scendono. dai finestrini interi quartieri ti fissano con i loro volti d’attori più o meno famosi. il Liberty se ne sta sulle sue e s’intrufola qua e là quasi a volerci fare un dispetto. l’Isola con i suoi boschi verticali, l’orizzonte pare un cementificio. Brera, la signora dei bordelli di una volta, ora pseudoartistica nel ricordo di chi frequentava il bar Jamaica. i Navigli un metro quadrato di Amsterdam immaginata.
Chinatown cresce e i tentacoli stringono l’intera metropoli. Città Studi il passato universitario di chi negli anni 70 ha lottato per un’idea. Porta Romana e tutte le altre porte, tanti piccoli centri termali oasi di ristoro della mente. infine, con Corvetto e tanti altri suoi amici più o meno raccomandabili stiamo per uscire dalla metropoli. potremmo far durare questo viaggio giorni e giorni, ritornare sui nostri passi e sviscerare ogni portone, cortile, giardino, balcone, anta, finestra per calarci all’interno e scoprire l’afflato di milioni di anime che, gridando al miracolo, volano “desicaniamente” con le loro scope quasi a volerci proteggere dalle impurità tecnologiche.
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I tram non sporcano, sono discreti e si fanno i fatti loro.
“Quando il tram deraglia la parola schizza resti” è un viaggio urbano, talvolta surreale, nella parola che, a tratti tiene la carreggiata, a tratti deraglia per poter riaffermare la propria vitalità sempre più compromessa da una quotidiana contemporaneità che tende ad annullare ogni principio discorsivo. La stabilità delle rotaie sono la certezza di un canone letterario che continua a dettare il proprio percorso, ma l’inciampo è sempre in agguato, una trappola che riporta il verso a costrutti ignoti, inesplorati, suggestioni visionarie dettate da un linguaggio ordinario sempre più povero e mediaticamente omologato.
Deragliamento
un gatto sornione fissa dita danzanti sulle consonanti. le vocali aperte o chiuse, fonia delle latitudini. i caratteri speciali diversi dai nostri lunatici. la luna pare un puntino imprecisato. quasi uno spicchio rovesciato che precipita storto. il [;] la virgola, la coda; il punto, una testa qualsiasi. casa del cervello, “cibo buono per passione”, tessuto epitelico tappezzante la parete. dietro la sesta stagione a 7 euro al mese. primo: [distruggere il nonsenso]. secondo: oggetti smarriti rinvenuti a Paderno Dugnano. indaga
la questura, sospetti su un WhatsApp trovato bagnato fradicio nel fosso. pare che il pedone non si sia fermato.
Marco Saya è nato a Buenos Aires il 3 aprile 1953. Dal ’62 risiede a Milano. Ha una propria casa editrice, la “Marco Saya Edizioni”, nata nel 2012, che si occupa prevalentemente di poesia
contemporanea e saggistica letteraria. Come autore, tra le sue innumerevoli pubblicazioni, ricordiamo Bambole di Cera (2000) edito da Antitesi – Laura Vichi Publisher; Raccontarsi (2002), edito dall’Istituto Italiano di Cultura di Napoli; Situazione temporanea (2009) edita da Puntoacapo Editrice; Murales (2010
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