Marco Lupo
“Il coccodrillo”
Fedor Dostoevskij
A cura di Serena Vitale
Adelphi Editore
https://www.adelphi.it/
Pietroburgo, anni Sessanta dell’Ottocento. In un negozio del Passage, l’elegante galleria commerciale – la prima in Russia – inaugurata nel 1848 sul Nevskij prospekt, un tedesco espone a pagamento un coccodrillo. Il funzionario Ivan Matveič, uomo supponente e ignorante, e la sua bella moglie Elena Ivanovna vanno ad ammirare l’esotica attrazione con un amico di famiglia. Ma quando Ivan Matveič cerca di solleticargli il naso con un guanto, il coccodrillo lo inghiotte in un solo boccone. Sventrare l’animale sembrerebbe l’unica soluzione – «retrograda», però, osserva un progressista di passaggio. E lo stesso Ivan Matveič, dal ventre del suo leviatano – grande, comodo, solo un po’ troppo odoroso di gomma –, fa sapere che vuole restarsene lì dentro. Lontano dagli svaghi mondani, sostiene, potrà dedicarsi come un «nuovo Fourier» a migliorare le sorti del genere umano, e «dal coccodrillo … verranno la verità e la luce». Mentre al Passage la gente si accalca per vedere il «mostro», Ivan Matveič – caustica parodia di Černyševskij e di tutti i pensatori «rivoluzionari» dell’epoca continua a fantasticare sulle nuove magnifiche sorti e progressive della patria russa.
Strizzando l’occhio al Naso di Gogol’, anticipando altre e più tremende metamorfosi novecentesche, divertendosi e divertendo, Dostoevskij presagisce il trionfo della borghesia, il culto del benessere e del profitto, fino alla passione per gli shopping center, e costruisce l’immagine di un «nuovo mondo» tanto risibile quanto mostruoso.
Marco Lupo
direttore libreria internazionale Luxemburg di Torino.
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