Marco Filoni “Essere e neon” Torino Spiritualità

Marco Filoni Marco Filoni "Torino Spiritualità"

Marco Filoni
“Essere e neon. Archeologia di una modernità luminosa”
Torino Spiritualità

www.torinospiritualita.org


Sabato 28 settembre, ore 18:45
Circolo dei Lettori
Marco Filoni
“Essere e neon. Archeologia di una modernità luminosa”

Nel 1903 l’inventore Georges Claude imprigiona un gas raro in un tubo luminoso: è il neon, aria liquida che diventa corrente e conquista la notte. Nelle grandi città le insegne si accendono, rischiarano strade e piazze come una camera delle meraviglie a cielo aperto, capace di eclissare la luna dei poeti. Una vittoria sul buio che il filosofo Marco Filoni racconta attraverso le forme luminose del nuovo immaginario urbano: che cosa sarebbe Pigalle senza le sfavillanti eliche del Moulin Rouge? O New York senza le luci intermittenti di Times Square?

Marco Filoni è dottore di ricerca in Storia della filosofia. Fra i suoi libri più recenti Kojève mon ami (Aragno, 2013), Le philosophe du dimanche (Gallimard, 2010) e la cura dei volumi di Kojève, La nozione di autorità (Adelphi, 2011) e Identité et réalité dans le «Dictionnaire» de Pierre Bayle (Gallimard, 2010). Scrive per le pagine culturali di “Repubblica” e del “Venerdì di Repubblica”.


Marco Filoni
“Anatomia di un assedio. La paura nella città”
Skira editore
www.skira.net

“Abbiate paura, noi faremo il resto”. La massima di ogni regime autoritario che si rispetti sembra oggi risuonare, fragorosa, nelle nostre democratiche e libere società occidentali. Abbiamo sempre più paura: una paura antica, profonda, che ci assedia nelle nostre case, nelle strade delle nostre città, in ogni angolo di questo nostro mondo. E non importa quanto ci attrezziamo per difenderci, quanti muri costruiamo e quanto più strette rendiamo le nostre frontiere: la paura, questa amica indesiderata, è sempre lì. Con noi, in noi. In un raffinato gioco di rimandi alla letteratura, alla storia e alla filosofia, in queste pagine la città emerge in tutta la sua ambiguità: luogo di fascinazione e insieme di violenza sul quale proiettiamo il nostro miraggio: l’illusione di una raggiunta incolumità dal terrore, un riparo sicuro che sicuro non è. Perché la città è intimamente legata a un patto fondato sulla paura. Inutile lamentarsene, non possiamo farci nulla, se non una cosa, una soltanto, come attestano queste pagine: farci i conti.


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