Luciano Canfora
“La Storia in Piazza”
Genova, Palazzo Ducale
dal 4 al 7 aprile 2019
lastoriainpiazza.it
E “utopia” si dice, nel linguaggio comune, di tutto ciò che è considerato non solo irrealizzabile ma anche abbastanza ridicolo. Porre dunque al centro di alcune giornate di studio e di riflessione collettiva proprio questo concetto malvisto può apparire operazione incauta e controcorrente.
A fronte però del costante discredito vi è il dato di fatto del riproporsi di epoca in epoca, dalla più remota antichità fino al tempo nostro, della esigenza “utopistica”. Essa riguarda, quali che siano le forme in cui fu via via concepita, l’imperativo morale di superare i limiti costrittivi dell’ingiustizia sorretta e santificata dalla apparente saggezza del “buon senso comune”. Mentre le proposte cosiddette “scientifiche” volte ad attuare la giustizia, da un secolo all’altro, sorgono, si sperimentano e deperiscono, è la spinta “utopica” al superamento dell’esistente che non si esaurisce mai.
Oggi più che mai lo scontro tra “buon senso” egoistico e “utopismo” altruistico – dileggiato con lo sciocco neologismo di “buonismo” – è il principale protagonista della scena mondiale
Luciano Canfora
Storia-Mito-Utopia: un bel trio di key words, un autentico triangolo magico. Forse sono in fondo complementari tra loro, forse si sostengono; ma, per certi versi, sono destinate alla tensione, al conflitto reciproco. Un po’ come l’altro triangolo magico, Libertà-Uguaglianza-Fratellanza. L’Utopia è il Luogo-Non-Luogo, l’Isola-Che-Non-C’È. In pieno medioevo, al tempo della Quaestio de Universalibus, tutto quel che si può immaginare e definire immaginando – a cominciare da Dio…- fu oggetto di un dibattito che, per audacia e spregiudicatezza, avrebbe sfidato tempi più recenti e, per definizione comune, più “liberi”. Se una cosa si può concepire, allora vuol dir ch’è reale, asserivano alcuni; ma se voi immaginate un’isola meravigliosa in mezzo al mare, allora ve la sentite davvero di salpare sicuri di trovarla?, replicavano altri. Da Platone in poi, e con maggior forza dopo il trattato fondamentale di Tommaso Moro, sono stati in tanti quelli che in un modo o nell’altro hanno sfidato le onde e i mostri dell’oceano – sia pur a loro volta fantastici – cercando l’Isola-Non-Trovata che, forse, è tale perché Non C’È: quella di Gozzano e di Guccini, di Barrie e di Bennato. Eppure, in questa “vana” ricerca (“vana”?), è più volte affiorato il sospetto che la follìa che ciò comporta sia in realtà somma saggezza; che il cercare è condizione del trovare, come il chiedere dell’ottenere; e che la vera pazzia consista, al contrario, nel prudente e “ragionevole” restar in terraferma. Se il Mito è, come la Storia, racconto, ma tuttavia da quella si differenzia in quanto parla di cose esistenti in Tempi e Luoghi “altri” rispetto a quelli entro i quali essa si muove, l’Utopia è dal canto suo fiancheggiata da un’inquietante compagna, la Menzogna. Il fatto è tuttavia ch’esse possono condividere una qualità che costituisce una sfida lanciata in faccia al presente, al reale, al concreto, all’effettivo. La progettualità. Quel che oggi è utopistico, al pari di quel che oggi è falso, potrebb’esser vero domani: e sovente è affermato in quanto l’affermazione dell’utopia odierna trasformata in realtà dal rigoroso volere di chi la propugna non è bugia – le bugie hanno com’è ben noto le gambe corte – bensì progetto rivoluzionario dal fiero, lungimirante, lunghissimo passo. Nel 2018, a Genova, s’è parlato di Rivoluzione. E’ stata libera ma anche logica scelta discorrere, quest’anno, di Utopia. Negli anni futuri potremo forse prender la strada degli altri due termini del Triangolo Magico, il Mito e/o la Storia. O parlare della sorella dell’Utopia, la Menzogna, e del suo contrario, la Verità. O di molte altre cose, che sarà il futuro a suggerirci.
Franco Cardini
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