Marco Rossari
“Gentiluomo in mare”
Herbert Clyde Lewis
Adelphi
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Che cosa si prova a cadere da un piroscafo in mezzo al Pacifico? Chiedetelo a Henry Preston Standish, il protagonista di questo piccolo libro, un agente di Borsa di New York che si è appena concesso la sua prima vacanza solitaria per poi, una volta al largo, cadere inopinatamente in mare. Sposato, con due figli e una carriera solida, Standish è un bravo cittadino, «scialbo come una tela grigia», che non ha mai avuto dubbi o cedimenti, ma a un tratto ha sentito il bisogno di partire. Se il viaggio non andrà come sperato è solo colpa della sua condizione di gentiluomo – fonte ultima dei suoi guai –, che gli ha impedito di urlare a squarciagola per chiedere soccorso. Quando infatti si decide a farlo è troppo tardi e si ritrova in pieno oceano, mentre la nave si allontana per sempre all’orizzonte. Le ore successive le passerà a riflettere sulla tragica ironia della sua sorte: una minima odissea tutta interiore che lentamente si trasforma in una sorta di regressione talassale, in un livido ritorno a una agognata condizione prenatale. E su quello che in fondo è solo uno scivolone, Lewis costruisce – con un senso dell’equilibrio che ha del miracoloso – un apologo beffardo e una novella perfetta.A cura di Marco Rossari.
Così comincia:
“Quando Henry Preston Standish precipitò a capofitto nell’oceano Pacifico, il sole stava sorgendo all’orizzonte. Il mare era piatto come una laguna, il clima così mite e la brezza così soave che era impossibile non sentirsi pervasi da una sublime mestizia. In quella zona del Pacifico l’alba non si presentava in pompa magna: il sole si limitava a piazzare la volta arancione al margine estremo del grande cerchio e a salire lentamente ma con tenacia, lasciando alle stelle fioche tutto il tempo di svanire dietro alla notte.”
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