Grazia Verasani
“Solitudini”
Uno status del XXI secolo
Oligo Editore
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«Quando leggo non sono mai sola»
«Viviamo soli e moriamo soli, tutto il resto è regalo» recita Clint Eastwood.
Per Grazia Verasani la solitudine è una condizione fondante la vita umana, e nel XXI secolo lo è ancor di più. Accompagnati da Pavese, Schopenhauer, Ovidio, Gianni Celati, Emily Dickinson, Cioran e Saramago, coglieremo la duplice valenza della solitudine, che per l’artista è strumento del mestiere e osservatorio per scrutare le vite altrui e assorbirne le solitudini. «Per me che scrivo l’isolamento è benedetto, così come il silenzio. Entro in una bolla creativa che mi arriccia all’interno, mi introflette, e per un po’ non esistono le beghe quotidiane, le burocrazie, gli squilli del telefono, nulla. Una specie di immersione totale, che non ha niente di beato, di sopraelevato, al contrario, almeno per me, è pura fatica, ma anche pura necessità, al di là della presunta vocazione. Ho sempre ammirato quegli scrittori che sanno conciliare la vita privata con quella della scrittura, separando gli ambiti, godendo di entrambi. A volte credo che un’idea di missione, personalmente, mi abbia fregata. Al punto che il tempo dedicato alla vita, in un certo momento, è diventato meno urgente, meno importante di quello passato a scrivere, come se solo la scrittura fosse in grado di definirmi, di dare un significato alla mia esistenza. Ovviamente, anche la lettura. I libri. Tantissimi libri. Quell’avvicinamento fitto e costante all’intelligenza altrui, come primo alimento, prima forma di felicità scelta nell’infanzia, che fosse per evadere o per fare chiarezza».
Grazia Verasani vive a Bologna. Ha iniziato a scrivere incentivata da Gianni Celati, Roberto Roversi, Tonino Guerra e Stefano Benni. Dal suo noir d’esordio Quo vadis baby? (Mondadori 2004) il regista premio oscar Gabriele Salvatores ha tratto l’omonimo film e prodotto la serie tv Sky. Sono seguiti libri di successo per Feltrinelli, Giunti, La Nave di Teseo e Marsilio, che ha pubblicato Come la pioggia sul cellofan (2020) e Non ho molto tempo (2021, memoir dedicato all’amico Ezio Bosso). Tra le opere teatrali segnaliamo From Medea-Maternity Blues (Sironi, film nel 2012 per la regia di Fabrizio Cattani, presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, premio per la miglior sceneggiatura al BIF festival, Nastro d’argento e due Globi d’oro) e tra le collaborazioni TV la sceneggiatura della docufiction Amati Fantasmi (Rai5, 2021).
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