Giorgio Macor
“Come un volo di passeri erranti”
Neos Edizoni
http://www.neosedizioni.it/
Tra Sri Lanka e Baghdad, Gerusalemme e Damasco, devastate dalla guerra e dalla furia naturale, Sara e Simon e gli altri protagonisti del libro devono imparare, tra le varie ricostruzioni, a costruire le proprie esistenze e a dar loro un senso.
I personaggi di queste pagine, occupati in campo umanitario e immersi in uno scenario politicamente e socialmente instabile, alle prese con i problemi contingenti non riescono a dare un senso e una direzione alle proprie esistenze private.
Così, Sara e Simon, si conoscono come volontari in Sri Lanka dopo lo tsunami, provano dei sentimenti reciproci ma evitano d’impegnarsi in un futuro condiviso; Roberta scappa da una Baghdad occupata e sconvolta dal conflitto, eppure una volta a Damasco non coglie i segnali di una città che diventerà per lei una sorta di punizione; Rada dirige un poliambulatorio per disabili in un sobborgo palestinese di Damasco, ma le primavere arabe stanno per sconvolgere il mondo suo e della sua famiglia.
Le loro vite si intrecceranno e gli eventi rivoluzioneranno i loro rapporti, obbligando ciascuno a fare infine le sue scelte esistenziali.
Con lo stile raffinato che lo contraddistingue, l’autore inserisce storie personali, culture e vicende storiche in un impeccabile ingranaggio che corre verso un epilogo per niente scontato, calando il lettore in quel mondo in continuo e drammatico mutamento, che in genere conosciamo solo dai reportage televisivi.
«Mi vergogno a pensarlo, e ancora di più a dirlo, ma questa sciagura mi ha risolto un problema esistenziale» aggiunse Sara, con la leggerezza di chi è appena scappato dal labirinto senza incontrare il Minotauro sulla sua strada.
«Resterai a lungo?».
«Almeno finché non mi proporranno qualcosa di più interessante, ma qui da fare ce n’è parecchio e di solito non mi piace lasciare le cose a metà. Di certo non ho nessuna intenzione di tornare dov’ero, là le soluzioni non si troveranno mai e bisogna sapere comprendere i segnali. E tu?».
«Io sto quasi preparando le valigie, invece».
«Hai già finito?».
«Non sono venuto per finire ma soltanto per cominciare. Adesso serviranno capomastri, geometri, artigiani, persone serie che si occupino davvero della ricostruzione, io vado bene per i preliminari, per firmare accordi con le autorità, per preparare i grafici che tutti vogliono vedere e che nessuno legge».
«Ecco, sei la prima persona che ho conosciuto e parti, ho di nuovo sbagliato gli investimenti… Quando partirai?».
«Certamente non domani, ho ancora qualcosa in cantiere… Se t’impegni anche solo un poco, quindi, l’investimento potrai farlo fruttare, io non mi nascondo».
«Ci penserò. E poi dove andrai, ad aspettare altre disgrazie?»
Giorgio Macor, è nato a Torino, dove risiede, nel 1948. Laureato in medicina, negli intervalli della sua attività di medico ospedaliero ha trascorso parecchi anni lavorando in programmi di cooperazione in Paesi in via di sviluppo, fino a dedicarsi a tempo pieno alla cooperazione internazionale in campo sanitario. Ha vissuto a lungo in Tailandia, Etiopia, Pakistan, Tibet, Libano e ha visitato per lavoro parecchi altri Paesi in Africa e Asia, soprattutto in Medio Oriente e nel Sud-Est asiatico.
Canarini e papaveri è la sua prima pubblicazione, ma la scrittura è stata un’attività ricorrente, dai lontani tempi dell’università a svariati periodi di meditazione e bilancio emotivo
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