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Giorgio Ferraris “In prima linea a Nowo Postojalowka”

Giorgio Ferraris. In prima linea a Nowo Postojalowka. Araba Fenice

Giorgio Ferraris
“In prima linea a Nowo Postojalowka”
La campagna di Russia di Giacomo Alberti alpino della Cuneense
Araba Fenice Edizioni

https://arabafenicelibri.it

In prima linea a Nowo Postojalowka racconta i fatti di cui è stato protagonista e testimone, nella guerra in Russia, Giacomo Alberti, sergente degli alpini del Battaglione Pieve di Teco della Divisione Cuneense, rimasto sul Don la notte del 17 gennaio 1943 con il suo Plotone per proteggere la ritirata del Corpo d’Armata Alpino, sopravvissuto alla tragica battaglia di Nowo Postoialowka e uscito dall’accerchiamento russo a Nikolajewka. Per anni si è parlato e scritto soltanto della battaglia di Nikolajewka, dove i reparti della Tridentina, seppur stremati da dieci giorni di marcia e logorati da molti combattimenti, riuscirono ad aprire la strada alle truppe in ritirata per uscire dall’accerchiamento russo, mentre è stata del tutto ignorata, anche nei documenti ufficiali, quella di Nowo Postojalowka, ben più rilevante per le forze militari in campo e per il numero di caduti, dove i Battaglioni della Cuneense furono distrutti nello scontro con le truppe corazzate russe.

Il libro racconta in modo dettagliato il drammatico combattimento del 20 gennaio 1943 a Nowo Postojalowka, dove si manifestò la situazione di totale inadeguatezza del nostro esercito per quella guerra e dove persero la vita migliaia di alpini dei nostri paesi, arruolati nella Cuneense. In prima linea a Nowo Postojalowka è il primo libro con il nome di quella terribile battaglia nel titolo. Anche la fotografia della copertina, che non è mai stata pubblicata sui numerosi libri usciti sulla guerra in Russia, è del tutto diversa da quelle ormai molto diffuse e conosciute di ordinate colonne in ritirata, ed esprime efficacemente la situazione reale vissuta da decine di migliaia di soldati italiani in quelle tragiche giornate della seconda metà di gennaio del 1943. La fotografia era stata consegnata da un ufficiale medico al padre dell’autore, Aldo Ferraris che faceva parte del Battaglione Mondovì, all’ospedale militare di Loano, dove era ricoverato dopo il rientro dal fronte russo per l’amputazione delle dita di un piede a seguito dei congelamenti riportati nella ritirata.

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