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Gianluca Dotti “Festival della Comunicazione”

Festival della Comunicazione

Gianluca Dotti
“Festival della Comunicazione”
Camogli, dal 10 al 13 settembre 2020

festivalcomunicazione.it

Tratto autentico e distintivo dell’uomo, la socialità è tra i suoi mezzi più potenti, fondamento e misura di ogni sua conquista.

La socialità è quella speciale inclinazione ad intessere legami, sulla base di affinità di sentimento e solidarietà tra pari oppure ispirata da bisogno, interesse o esigenze di difesa in situazioni di conflitto. È la materia viva e pulsante delle nostre società, ciò che rende possibile l’insieme dei rapporti interpersonali che le fonda e la coscienza di questi rapporti, coi doveri sociali che ne derivano, definiti da regole comunicative, senso etico, sistemi di valori, mode ed etichette, leggi, istituzioni e dinamiche di potere.

L’innata disposizione a capire il prossimo, a coglierne le diversità e a cooperare ad di là dei legami familiari fu decisiva per l’uomo per imporre la supremazia della sua specie nella competizione evolutiva, vincendo la fragilità, la lentezza e la sua intrinseca debolezza come singolo. Di più: ha portato l’uomo a dare al mondo la forma che conosciamo e a definire il modo di interpretarlo.

Accettata o temuta, rifiutata o combattuta, la socialità è alla base di ciò che siamo, è il nostro modo di vivere, di produrre senso, di maturare esperienza. La socialità è fonte primaria dell’intuizione creativa, del genio, dell’ispirazione. È quella forza prorompente attraverso cui l’umanità si perpetua in una continua ridefinizione di sé attraverso la comunicazione, l’informazione, l’insegnamento, sempre nella cifra di un confronto con l’altro. La socialità è all’origine del linguaggio e dei molteplici linguaggi attraverso cui l’uomo può esprimere il proprio sentire. L’arte, lo spettacolo, la comicità, la scrittura, la scienza sono riflesso di un pensiero che recupera il suo senso solo quando si fa condiviso, diventa partecipazione collettiva, appello dell’individuo all’interno di una comunità.

Non siamo oggetti isolati smarriti nel tempo. La nostra Storia è intessuta di storie, migrazioni, conflitti. Dalle grandi esplorazioni all’apertura di antiche e presenti rotte commerciali, si schiudono in continuazione nuove occasioni di contatto, che sviluppano una circolazione di merci, prodotti lavorati, correnti di pensiero, religioni, invenzioni, azionando un circolo virtuoso che è motore del progresso.

La conoscenza nasce dalla contaminazione di idee, che oltrepassano le barriere del tempo e dello spazio geografico; muove da una generazione all’altra, figlia di una intelligenza collettiva in continuo sviluppo che, attraverso le relazioni sociali, costruisce quello straordinario patrimonio conoscitivo di cui disponiamo.

La socialità definisce una forma mentis, una postura mentale. Abita la nostra quotidianità più di quanto pensiamo. Si riflette nell’architettura, governa i processi produttivi, definisce le azioni politiche, le economie e i complessi rapporti internazionali, condiziona l’attività di team, start up, aziende, città, governi e nazioni. E la ritroviamo nella famiglia, nella scuola, nello sport e nel tempo libero.

La socialità è alla base del cambiamento, della trasformazione continua e incalzante con cui costruiamo il nostro futuro. Stiamo vivendo una progressiva transizione da un sistema gerarchico di caste che controllano consumi collettivi, ad una società che è sempre più improntata alla socialità e alla condivisione: non solo chat, new media e social network, ma anche sharing economy, cohousing, carsharing, crowdfunding, cloud.

In una contemporaneità che abita senza soluzione di continuità mondo reale e oltremondo virtuale elaborando identità multiple organizzate in microgruppi continuamente cangianti, la socialità è parte fondamentale del gioco. Porta ad attrazioni pericolose (dai movimenti terroristici, alle nicchie più degradate e distruttive del deep web), ma anche a grandi rivoluzioni di pensiero, mobilitazione delle coscienze e movimenti di impatto globale, capaci di ribaltare i cliché costituiti, di riorientare le priorità verso nuovi comuni obiettivi, e di rimettere in discussione le forme di aggregazione costituite per nuove forme di società.

Per affrontare le nuove sfide globali sempre più incalzanti – dalla transizione energetica alla salvaguardia ambientale, dall’avvento dell’intelligenza artificiale alla riduzione delle diseguaglianze – occorre combattere il pericoloso dilagare di egoismi di massa con una nuova pulsione collettiva, riscoprendoci parte di un’umanità che ha nella differenza la sua più grande ricchezza e nella socialità la sua arma più potente.


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