Gérard Zuchetto “Premio Ostana. Scritture in Lingua Madre”

Gérard Zuchetto Gérard Zuchetto "Premio Ostana. Scritture in Lingua Madre"

Gérard Zuchetto
“Premio Ostana. Scritture in Lingua Madre”

chambradoc.it

Gérard Zuchetto è compositore e interprete musicale, oltre che autore, editore di libri, direttore di festival, specialista nell’arte dei trovatori occitani del XII e XIII secolo.

I poeti occitani del Medioevo sono all’origine di una rivoluzione linguistica, artistica e intellettuale che continua a ispirare e a fare la differenza per numerosi creatori e pensatori del mondo intero.

Dopo gli studi di canto e di pedagogia musicale dedicati alle musiche tradizionali in Europa, è agli albori degli anni ’80 che Gérard Zuchetto si specializza nell’arte dei trovatori, il “trobar”, la promuove e ne favorisce la scoperta da parte del grande pubblico in Occitania e nel mondo. Si pone quindi come erede dell’opera di Robèrt Lafont (1923-2009), docente universitario, scrittore, uomo di pensiero e d’azione fra i maggiori della modernità occitana. A partire dal lavoro letterario e musicologico di Robèrt Lafont e Ismael Fernandez de la Cuesta, i quali nel 1980 editarono lo straordinario corpus contenente i più di 300 componimenti dei trovatori occitani, conservati con la loro musica, Zuchetto intraprende la sua ricerca-azione artistica. In seguito, per più di trent’anni persegue un’opera multiforme – o “entrebescament” (intreccio, arabesco), come avrebbero detto i trovatori – fra ricerca, interpretazione, edizione, diffusione per far vivere questa eredità culturale eccezionale. Con la complicità della cantante Sandra Hurtados-Ròs, Gérard Zuchetto continua ora un percorso artistico associato a un’azione di diffusione nazionale e internazionale con la registrazione di più di 30 dischi, e la realizzazione di una decina di libri, la creazione di un ensemble musicale, il Troubadour Art Ensemble, la creazione di una società d’edizione musicale e di edizione di libri, Troba Vox edicions, e infine la direzione di un grande festival musicale e poetico, “Les troubadours chantent l’art roman en Occitanie”.

Agisce inoltre per la diffusione della creazione letteraria contemporanea. Frequenta i grandi poeti della modernità occitana, René Nelli, Max Rouquette, Roland Pécout, Franc Bardou o ancora Jaume Privat, e conduce una riflessione personale e originale, nutrita dalla sua esperienza della sottile e sofisticata arte del “trobar” – arte d’intreccio delle parole, dei suoni e del senso – sull’interpretazione musicale della poesia contemporanea.

Promotore di un’Occitania che fedele al suo destino storico e geografico sia crocevia millenario di idee, culture ed influenze artistiche, collabora con poeti e musicisti come Paco Ibañez, Junko Ueda, Giorgi Gaslini, Will Offermans, Fawzi Al Aiedy e mette in musica i grandi “poeti del Sud”: Joe Bousquet, Pierre Reverdy, Charles Cros, Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini, Antonio Machado, Federico Garcia-Lorca…

Artista-ricercatore, artista-trasmettitore, Gérard Zuchetto ha concepito quattro importanti mostre sui trovatori ed è all’origine di un atto di cooperazione con l’Università di Standford (California, USA). Dirige con la professoressa Marisa Galvez Performing Trobar e il seminario universitario The Other France: Troubadours and the Politics of Cultural Heritage nel quadro del del Bing Overseas Studies Program-Stanford University.

Motivazione

Come Biblioteca della lingua e della cultura occitana, incaricata di testimoniare la ricchezza e il valore delle espressioni artistiche, intellettuali, sociali occitane nella storia d’Europa, il CIRDOC-Institut Occitan de cultura è particolarmente lieto d’essere associato alla consegna del Premio Ostana di creazione in lingua occitana a Gérard Zuchetto.

Con le sue interpretazioni, edizioni ed esposizioni, Gérard Zuchetto ha contribuito in modo importante a fare riscoprire e dare valore all’eccezionale eredità dei trovatori occitani del XII e XIII secolo nella cultura dell’Europa contemporanea. Abolendo le frontiere dei secoli fra i poeti occitani del Medioevo e quelli odierni, ricostruendo i grandi cammini delle lingue e delle culture del mondo che attraversano nuovamente l’Occitania dei poeti e degli artisti, Gérard Zuchetto contribuisce a restaurare l’espressione artistica occitana come grande lingua di cultura, scambio e creatività.

ANTOLOGIA TESTO ITALIANO

Ritrovare il Trobar

La traduzione stessa del termine trobar pare al giorno d’oggi ridursi al concetto medievale che rappresenta. Presso i trovatori, il termine trobar, nel senso letterale del termine, definisce da solo quell’arte poetico-musicale che è al contempo concetto artistico, amoroso, culturale e politico, oltre a rappresentare un’arte di vivere. Questa è l’invenzione lirica che posizion il “Maestro” (Maistre certa, Guilhem de Peiteus ; Maestre dels trobadors, Giraut de Bornelh) in poesia nella socetà medievale e che definisce un modo d’esere, d’amare, di coltivare sé stessi e di creare. Art de trobar e art d’amar – “Fargui e limi de mots de valor amb art d’amor” (Arnaut Daniel) – li sta tutta la Maestria dei trovatori. Un’arte che autorizza gli iniziati e praticanti appassionati di poesia e di musica, prestiti di sapere e conoscenza ereditati al contempo dai grndi testi degli antichi e dalla Bibia, a volersi ergere al di sopra della mediocrità nell’ambiente della società medievale occitana, prospera ma afflitta da lotte incessanti fra signori sicuri del loro potere, mas indecisi di fronte alle sfide politiche di quei sanguinosi secoli XII e XIII. Praticando il trobar in romans e con la libertà di parola che caratterizza il loro impegno artistico, i trovatori contemplano una società in preda alle proprie contraddizioni, pur partecipando attivamente alla sua emancipazione e infischiandosene dei maldicenti lauzengiers e dei gelosi che si aggirano nelle corti e al di fuori di esse.

A partire dalla poesia cantata, il trobar diventa un’idea artistica rivoluzionaria fra le più intelligenti e pertinenti nnel’ambito della letteratura e annuncia tutte le correnti del pensiero moderno. Il trovatore si situa agli antipodi delle immagini folcloriche sottoposte dagli storiografi. E non è del tutto a torto che i suoi lontani eredi, poeti e cantanti di libera espressione, riprendono in considerazione il termine trobadors. È il caso della protest song americana, di Woody Guthrie e della canzone impegnata in generale, lontano dalle forme a cui per secoli è stato avvezzo il trovatore medievale.

Leggendo i testi dei trovatori, i più importanti restano le cansos e le sirventes: un velo si discosta su un mondo che afferma in primo luogo la propria differenza, giustificata da scelte decisive come l’uso della lingua occitana, nobilitata di fatto a lingua della poesia, che è rimata da Poitiers a Venezia, dall’Alvernia alla Sicilia, dalla Provenza a Toledo, da Tolosa a Tripoli, nella lontana Ungheria… per cantare il piacere amoroso, la giovinezza e la convivenza, partecipare al dibattito politico e promuovere valori laici e umanisti.

Per due secoli si ascoltarono quei poeti che cantavano “con tanti colori”, senza alcuna vergogna, inventando e ponendo le basi della letteratura moderna europea.

trad. Peyre Anghilante

Tratto da: G. Zuchetto, Retrobar lo Trobar / Ritrovare il Trobar /

To find the Trobar again. Trobar Vox ed., 2017.

Cantare le cansos dei trovatori…

Interpretare i trovatori pone ogni cantante odierno di fronte all’ineludibile dilemma fra creazione ed interpretazione. Cantare? Recitare? Parlare? Giocare? Improvvisare? Con o senza strumenti? Quali strumenti strumenti adoperare e come?… sono fra gli impellenti interrogativi che interpellano gli appassionati del repertorio trobadorico. A queste questioni si aggiungono, all’infuori del partito preso artistico, quelle riguardo all’affidabilità delle fonti manoscritte e ad una “autenticità” che rimane da inventare.

Al di là del fatto che il percorso artistico di ciascuno non sarebbe rimesso in questione per mezzo di alcuni consigli, o ensenhamens, (cantare i trovatori a voce nuda non ci sembra più “autentico” che cantare accompagnati da un controcanto, o la possibilità di interpretarli con un pianoforte, essendo l’espressione melodica così legata a secoli di cultura musicale dell’armonia), ci sembra tuttavia indispensabile comprendere l’iconografia e i testi medievali in tutti i loro aspetti visibili e nel senso delle parole per provare a farsi un’idea nuova dell’opera e del suo autore, oltre che mettere in risalto la personalità artistica del trovatore.

L’interpretazione dei trovatori può appoggiarsi su alcune investigazioni, la “penetrazione dell’essenza delle idee”, così come l’evocava Shostakovich. La comprensione della razo del componimento, con i suoi motz coberts, può determinare l’orientamento di un’interpretazione del senso drammatico del testo. La presa in conto del compas (melodia e struttura metrica del componimento), così come le ornamentazioni melismatiche di una melodia, pòssono permettere di guidare il ritmo e il respiro dell’espressione vocale rendendo nel modo più giusto la sonorità delle parole. L’analisi dell’entrebescamen del componimento (mescolanza di parole e musica, ripetizione di fonemi e di rime) può guidare la morbidezza e l’attitudine del canto) Le rappresentazioni dei poeti (miniature e testi illuminati) sono altresì indicazioni della gestualità e del movimento. La conoscenza del contesto storico e leggendario del poeta, attraverso i ritratti abbozzati nelle vidas e le razos, contribuisce nel modo più attivo a dare un carattere soggettivo alla nostra interpretazione e ad influenzare così la nostra propria “creazione”.

Per due secoli ogni generazione ha difeso il principio di trobar e di comporre canzoni nuove con “melodie” nuove, ovvero originali, e privilegiato la tecnica del canto e della scrittura e l’invenzione: maestria e novità nel trobar. I poeti hanno affermato correnti d’idee e scelte estetiche. Trobar e chantar sono le parole metro che per noi dovrebbero definire l’arte ed il modo d’interpretare le opere. Quello slancio di freschezza contenuto in ogni atto dello scrivere dovrebbe risvegliare la nostra curiosità e sensibilità. Né possiamo restare impassibili di fronte a quei grandi canti che in ogni verso ci chiamano a sé. Interpretarli con la “voce bianca”, il quale crea un certo distacco dal testo, ci sembra essere un non senso. Il discreto Bernart de Ventadorn raccomandava al suo giullare Huguet: “Mos cortes messatges, chantatz ma chanso volontiers!” (mio cortese messaggero, cantate la mia canzone volentieri!). Ciò significa con naturalezza e piacere, di buon cuore, volontariamente, secondo il proprio gradimento). Il senso di quella domanda di Bernart non può sfuggirci. Ciò è il carattere volontario e determinato di un’interpretazione che, appoggiandosi sul senso del testo e sul suo contesto, dovrebbe affinare, con la sonorità delle parole, la morbidezza dell’espressione e una costruzione melodica. (…)

Andiamo alla sorgente! Per riprendere l’immagine di Giraut de Bornelh, che avrebbbe potuto “comporre” (perfino) per le portatrici d’acqua, dissetarsi e rinfrescarsi, gioire e divertirsi con le parole e i suoni ci pare infine il miglior modo di cantare il repertorio dei trovatori.

trad. Peyre Anghilante

G. Zuchetto, Petite introduction au monde des troubadours (XIIe– XIIIe siècles), à l’aube de la littérature moderne… revue Musicologie.org

Le due poesie-canto che seguono sono tratte dalla raccolta di testi composti da Gèrard Zucchetto sulle incisioni dell’artista Jean-Luc Séverac: Entrebescs e Cançons / Entrelacs et chansons (Arabeschi e canzoni), Troba Vox ed. 2018.

A turbare il trobar

trovando parole senza idee

e idee senza parole

rovesciando i fiori

e fiorendo i versi

alla fine ha trovato

parole bucate

e bucato parole turbate

Ho parlato sul fatto non detto

dicendo che il dire fu fatto

per rinfocolare il fatto

che ho detto

Ho detto fuoco parlando schietto

sul fulgido fatto che non ho fatto

e del mio dire il fuoco non fatto

l’ho fatto

Ho parlato ho chiarito il fatto

il non detto non fatto fu fatto

ho rinfocolato il fatto

a letto

trad. Peyre Anghilante


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