GABRIELLA TURNATURI

 

Conversazione di Livio Partiti con Gabriella Turnaturi "Vergogna", Feltrinelli.

 

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GABRIELLA TURNATURI

VERGOGNA

FELTRINELLI

 

 

“Non
esistono società senza vergogna, ma società con gradi diversi di
vergogna e con definizioni diverse di ciò che debba ritenersi vergognoso
e di quello di cui bisogna vergognarsi. Non siamo mai soli quando
proviamo vergogna, non siamo solo noi a decidere quando e come
vergognarci.”
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“Non c’è più vergogna”, così almeno si dice, e si tende a pensare che
con la vergogna sia venuto meno anche ogni senso della dignità e
dell’onore. Ma le emozioni non scompaiono, tutt’al più si trasformano.
Muta il modo di esprimerle, muta la loro rilevanza individuale e sociale
ma, pur nella loro metamorfosi, accompagnano sempre azioni, pensieri,
scelte, giudizi di ciascuno. Allora dove si è nascosta e quali forme
assume oggi la vergogna? Quando ci si vergogna? E di che cosa? E perché
si è affermata la “vergogna rimbalzata”, quella che come un anatema ci
si scaglia contro l’un l’altro? Mai come negli ultimi anni, soprattutto
in Italia, si è fatto ricorso alla parola “vergogna”, ma questa ha perso
ogni sua connotazione semantica. Non si sa più che cosa significhi e
diviene l’ultimo insulto alla moda contro avversari politici,
concorrenti in affari, nemici, comunque gli altri. Di fatto non esistono
società senza vergogna, poiché è un’emozione fondamentale per i legami
sociali, ma anche per l’esercizio del potere. In questo volume si
analizza come, nella società contemporanea, la frammentazione
dell’insieme sociale, la spettacolarizzazione, l’iperindividualismo
misto al nuovo conformismo del “così fan tutti” hanno dato vita a una
sorta di vergogna “fai-da-te”. Emozione che sembra nascere non dalle
azioni che si compiono ma solo in rapporto alle prestazioni, al timore
di risultare inadeguati nell’esibizione di sé. Gabriella Turnaturi,
attraverso l’analisi di fatti di cronaca, testi letterari, film,
interviste, svela i molti volti della vergogna contemporanea in
relazione ai mutamenti delle sensibilità e dei valori condivisi, e ne
indica un possibile uso positivo. Il timore della sofferenza che la
vergogna comporta può avere infatti una funzione preventiva mentre a
posteriori può innescare ridefinizioni di noi stessi e del nostro modo
di essere con gli altri e, soprattutto, quando si accompagna
all’indignazione induce a prendere la parola, ad agire contro
ingiustizie e diseguaglianze.

 

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GABRIELLA TURNATURI

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Gabriella
Turnaturi è professore di Sociologia dell’Università di Bologna. Ha
scritto vari saggi sulla vita quotidiana e la sociologia delle emozioni.
Tra i suoi libri ricordiamo, per Laterza: Immaginazione sociologica e immaginazione letteraria (2003); e per Feltrinelli: Associati per amore. L’etica degli affetti e delle relazioni quotidiane (1991), Tradimenti. L’imprevedibilità nelle relazioni umane (2000), tradotto in Giappone e negli Stati Uniti (Chicago University Press), e Signore e signori d’Italia. Una storia delle buone maniere (2011).

 

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