Francesco Poli “Quando la musica diventa scultura”

Francesco Poli Francesco Poli "Fausto Melotti. Quando la musica diventa scultura" Castello di Miradolo, Fondazione Cosso

Francesco Poli
curatore della mostra
“Quando la musica diventa scultura”
Castello di Miradolo, San Secondo di Pinerolo

fondazionecosso.it


Fausto Melotti. Quando la musica diventa scultura.

Fondazione Cosso – Castello di Miradolo
, fino all’11 febbraio 2018

Al Castello di Miradolo una nuova grande mostra, organizzata dalla Fondazione Cosso, che si appresta, nel 2018, a festeggiare i primi 10 anni di attività. Il lavoro condotto fino a oggi, con impegno e passione, si è sviluppato sulla ricerca e sulla qualità, con grande attenzione al dialogo tra le arti e il legame con la natura.

Pittura, arti plastiche, musica, letteratura, fotografia, si sono incontrate e contaminate, nelle sale dell’antica dimora, a San Secondo di Pinerolo, dove la Fondazione Cosso ha sperimentato forme espressive sempre nuove, anche con l’ausilio del digitale e delle moderne tecnologie.
La musica, in particolare, ha accompagnato il lavoro di questi anni fino all’importante mostra Fausto Melotti.

Artista poliedrico– insieme scultore, pittore, ceramista, scrittore, grande appassionato di musica – Fausto Melotti (Rovereto 1901 – Milano 1986) è stato uno dei protagonisti dell’arte del Novecento.
La mostra, curata da Francesco Poli e Paolo Repetto, vuole sottolineare i due principali aspetti della ricerca di Melotti: da una parte i temi connessi alla sua profonda ispirazione musicale, dall’altra quelli con valenze più narrative, mitiche, favolistiche.
Attraverso l’esposizione di oltre 80 opere – dalle ben note sculture in ottone e acciaio, alle raffinatissime ceramiche e alle opere dipinte, prevalentemente tecniche miste su carta (e anche su pannelli in gesso) – il percorso espositivo, che si sviluppa in quattordici storiche sale del Castello, illustra il suo iter creativo, anche grazie ai suoi bellissimi pensieri ed aforismi.

Una sezione centrale intitolata Assonanze, vede dialogare le sue opere con quelle di vari grandi artisti, in particolare quelli da cui è stato influenzato, e quelli di cui è stato amico: Fortunato Depero, Arturo Martini, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Paul Klee, Vassili Kandinsky, Joan Miró, Alexander Calder, Lucio Fontana, Osvaldo Licini, Atanasio Soldati, Ezio Gribaudo.

Il progetto artistico Avant-dernière pensée propone in occasione di questa mostra una propria riflessione sull’arte di Melotti, la musica e il tempo presentando un’inedita installazione sonora che si pone in dialogo con le opere, insieme ad una suggestiva narrazione temporale attorno ad alcune sculture, protagoniste di un disegno di luci in movimento.

L’installazione sonora nasce dalle affinità tra il linguaggio scultoreo di Melotti e la musica, intesa come “occupazione armonica dello spazio”, ed ha come cuore le note e soprattutto i silenzi della rara partitura 44 Harmonies from Apartment House 1776, composta da John Cage nel 1976 (Fausto Melotti muore nel 1986, dieci anni dopo) e presentata nella versione per quartetto d’archi di Irvine Arditti.

L’originale di Apartment House 1776 è stato composto per il Bicentenario degli Stati Uniti e eseguito congiuntamente dalle orchestre di Boston, Chicago, Cleveland, Los Angeles, New York e Philadelphia in tutto il Paese nel 1976. In questo brano, John Cage segue il principio del“MusiCircus”, la “molteplicità dei centri”, che descrive come “diversi pezzi eseguiti contemporaneamente, invece che uno alla volta”.
Questa “molteplicità di centri” della scrittura del brano, essenziale e pulita e la cui tessitura libera rievoca i pieni e i vuoti delle sculture di Melotti, si incontra nell’inedito sistema di diffusione del suono, concepito perché i quartetti d’archi si articolino nello spazio delle sale espositive, a comporre una grande e suggestiva scultura sonora.

Il visitatore che attraversa le sale del Castello di Miradolo può osservare inoltre alcune delle sculture di Melotti divenire protagoniste di un disegno di luci in movimento, grazie ad un’illuminazione esclusiva appositamente concepita e realizzata, che si lega a quella teatrale e puntuale delle opere e degli spazi espositivi. La luce segue, nel movimento, le direzioni orizzontali di lettura nel rispetto della costruzione dell’autore, sovrappone le forme reali e materiche con le proprie proiezioni nella dimensione verticale e, insieme, dichiara la transitorietà del tempo sull’opera.

Castello di Miradolo
, fino all’11 febbraio 2018
La mostra è presentata da Fondazione Cosso
 con la curatela di Francesco Poli e di Paolo Repetto
Il progetto musicale è di Roberto Galimberti, Avant-dernière pensée
Allestimento da un metro in giù Fondazione Cosso e Avant-dernière pensée
Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira.

Una vita per l’arte
Fausto Melotti nasce a Rovereto (Trento) l’8 giugno 1901. Nel 1918 si iscrive alla facoltà di Fisica e Matematica dell’Università di Pisa, corso di studi che proseguirà al Politecnico di Milano, dove nel 1924 si laurea in ingegneria elettrotecnica. In questi anni consegue il diploma di pianoforte e intraprende lo studio della scultura a Torino, presso lo scultore Pietro Canonica. Nel 1928 si iscrive all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio. Nel 1932 accetta l’incarico da parte della Scuola artigianale di Cantù per un corso di plastica moderna. Melotti così ricorda:
Noi crediamo che all’arte si arrivi attraverso l’arte, frutto d’intuito personale: perciò tutto il nostro sforzo consiste nell’insegnare il piccolo eroismo di pensare con il proprio cervello.
“Quadrante”,II,n.14-5, Milano, giugno-luglio 1934
Nel 1935 viene pubblicato “Kn” di Carlo Belli, cugino di Fausto Melotti. Questo testo, che viene definito da Kandinskij “ il Vangelo dell’arte astratta” costituisce l’elaborazione teorica delle sperimentazioni degli artisti astratti che insieme a Belli e a Melotti, si confrontavano al Bar Craya di Milano. Nel 1935 infatti aderisce al movimento “ Abstraction-Création”, fondato a Parigi nel 1931 da Van Doesburg, Seuphor, Vantongerloo con lo scopo di promuovere e diffondere l’opera degli artisti non figurativi. Nello stesso anno insieme al gruppo degli astrattisti milanesi partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paolucci a Torino ed espone a Milano alla galleria del Milione in una sua personale sculture di ispirazione rigorosamente contrappuntistica. Melotti sintetizza una sorta di “astrazione musicale” nell’ambito delle arti figurative:
la musica mi ha richiamato, disciplinando con le sue leggi, distrazioni e divagazioni in un discorso equilibrato.… Discorso per il Premio Rembrandt, Milano 1973
La sua prima esposizione non ha riscontro in Italia, ma riceve attenzione in Francia grazie a Léonce Rosenberg e in Svizzera dove nel 1937 consegue il Premio internazionale La Sarraz. Nello stesso anno, in occasione della VI Triennale di Milano, crea per la Sala della Coerenza disegnata dallo studio B.B.P.R.(Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) un’opera-chiave, la Costante Uomo. Dodici sculture scandiscono ritmicamente lo spazio in un progetto che armonizza colore, parola e piani, in una compiuta installazione ambientale. Dal 1941 al 1943 vive a Roma, dove partecipa al progetto di Figini e Pollini per il Palazzo delle Forze armate e nel frattempo realizza disegni, dipinti e compone poesie che con il titolo “Il triste Minotauro” saranno pubblicate da Giovanni Scheiwiller nel 1944. Nel dopoguerra si dedica alla ceramica e raggiunge, attraverso una tecnica raffinatissima, un’altissima qualità riconosciuta dai numerosi premi ricevuti tra i quali il Gran Premio della Triennale nel 1951, dalla medaglia d’oro di Praga e da quella di Monaco di Baviera. Si approfondisce in questo periodo un profondo legame professionale e umano con Giò Ponti con il quale collabora in due grandi progetti per la Villa Planchart a Caracas (1956) e la Villa Nemazee a Teheran (1960). Nel 1967 espone alla Galleria Toninelli di Milano numerose sculture di nuova ispirazione. Da qui ha inizio una serie di mostre in Italia e all’estero che lo porterà rapidamente al successo e permetterà al pubblico di conoscere la sua attività poliedrica: dalle sculture ai bassorilievi, dai teatrini alle opere su carta, alle ceramiche. Nel 1974 Adelphi pubblica una raccolta di scritti e poesie intitolata “Linee “che vince il Premio Diano Marina nel 1975. Nel 1979 viene presentata a Palazzo Reale a Milano una mostra personale antologica e nel 1981 Firenze gli dedica una grande retrospettiva al Forte Belvedere.
In occasione della mostra fiorentina Italo Calvino scrive “Gli effimeri” un testo dedicato all’opera omonima che così descrive: “Una partitura d’ideogrammi senza peso come insetti acquatici che sembrano volteggiare su di una spalliera d’ottone schermata da un filo di garza”. Firenze, Roma, Venezia ma anche New York, Londra, Zurigo, Francoforte e Parigi gli dedicano ampie mostre personali e collettive. Melotti muore a Milano il 22 giugno 1986 e nello stesso mese la 42° Biennale di Arti Visive di Venezia gli conferisce il Leone d’oro alla memoria.


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