Franca Rizzi Martini
“Storie di Lucette”
Postfazione di Anna Foa
Edizioni Neos
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La famiglia Goldberg – padre, madre e otto figli, alcuni adulti e sposati – si trasferisce da un paesino della Polonia a Nancy, in Francia.
Mentre i due nonni sono ultraortodossi, i figli non seguono i dettami della religione ebraica e ciò rende loro più facile integrarsi fino a considerarsi francesi in tutto e per tutto. Questo non impedirà ai nazisti di perseguitarli.
«Una saga familiare di ampio respiro, che spazia dalla Polonia alla Francia, che illumina dei francesi i giusti e gli ingiusti, che ci descrive come una patria materna quale la Francia può trasformarsi in un mondo di orrore. E soprattutto ci racconta questo mondo di ebrei polacchi emigrati in Occidente, il passaggio dall’osservanza di stampo chassidico al laicismo francese, i legami famigliari che nemmeno la Shoah riesce a distruggere, il peso di una liberazione ancora troppo carica di memorie rimosse, ma non cancellate. Come quelle di Lucette, riemerse, a chiudere il cerchio, solo oggi, nella sua vecchiaia.»(Anna Foa)
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Nel febbraio del 1944, quando i rastrellamenti si fanno più assidui, Lucette, che non aveva ancora compiuto dieci anni, viene mandata a Verpel, un paesino delle Ardenne, insieme al fratello Alex di qualche anno più grande e qui vivono ospitati sotto mentite spoglie, riuscendo così a salvarsi.
Suzanne e Albert Didier, i coniugi che li accolsero nella loro caffè-pensione salvandoli dalla deportazione, sono stati riconosciuti “Giusti fra le Nazioni” da Yad Vashem nel 2012. Altri membri di questa grande famiglia riusciranno a sfuggire alla scure nazista, ma ben diciassette persone del nucleo familiare verranno deportate ad Auschwitz e non faranno più ritorno. Quel periodo così buio e tragico, che accomunava i loro sentimenti e li univa intimamente, non veniva mai rievocato. Quei fatti erano così aberranti che non esistevano parole adeguate per poterne parlare e rimasero pertanto strettamente sotto silenzio, così come doveva essere.
“Lucette non legge libri sulla Shoah, non va a vedere la culla in Polonia della sua famiglia, non visita Auschwitz. Fino a che, con il volgere degli anni, Auschwitz la chiama” (Anna Foa).
Lucette Brytenyszok Testa, raggiunta la vecchiaia, si rende conto di dover tirar fuori un antico e doloroso passato accantonato in un angolo della memoria e racconta la storia della propria famiglia ebrea durante il nazismo e la guerra.
Franca Rizzi Martini, nata a Milano, vive a Moncalieri (Torino). Laureata in Lettere, è appassionata di viaggi, teatro e arte. Con Neos edizioni ha pubblicato i due gialli storici, “Shakespeare in noir”, 2015 e 2023, e “Il fiume senza luna”, 2020. Molti suoi racconti sono compresi nelle antologie delle collane Natale a Torino, Natale a Milano, Pagine in viaggio, Tutto sotto. È curatrice della collana antologica “Di arte in arte”, di cui sono uscite quattro edizioni. È autrice di romanzi biografici, tra cui “Oltremare. Una donna in viaggio per la Malesia”, 2020.
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