Eric Salerno
“Orizzonti perduti, orizzonti ritrovati”
Il Saggiatore
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Una pista nel deserto, una traccia effimera ma affidabile percorsa nei millenni da viaggiatori berberi, tuareg, occidentali. Una carretera accidentata che dai templi maya porta a un’Acapulco dalle spiagge affollatissime. Un sentiero di giovani pellegrini alla ricerca di se stessi che si snoda fra le montagne dell’Afghanistan e Katmandu attraverso il mitico passo Khyber. Rotte che oggi non si possono più percorrere: il Sahel e il Sahara sono costellati di avamposti militari impegnati in una vana lotta ai trafficanti di esseri umani, le carreteras del Centroamerica sono autostrade contese dai narcos, scollinare il Khyber vuol dire consegnarsi ai sequestratori. Questi orizzonti sono perduti.
Eppure ci sono anche orizzonti ritrovati. Il Sud asiatico non puzza più di napalm. Sul delta del Mekong le canoe dei turisti procedono incolonnate. Le immagini del tempio di Angkor sono punteggiate dai colori delle magliette dei visitatori – ma attenzione a non uscire dai percorsi segnalati: il rischio di saltare in aria per le mine antiuomo disseminate da vent’anni di guerre americane non è una leggenda. Le sponde orientali del Mar Rosso, inaccessibili fino a non molto tempo fa, sono una lunga striscia di stabilimenti balneari – forse l’esempio più eclatante del turismo mordi e fuggi, volutamente ignaro delle violenze che si compiono a pochi chilometri di distanza.
Eric Salerno consegna a Orizzonti perduti, orizzonti ritrovati le proprie riflessioni sul viaggio. Cacciato con i genitori dal Bronx maccartista e approdato alle colonne romane di Paese Sera, ha scelto il giornalismo per osservare con i propri occhi quello che succedeva, vicino e lontano. Dall’amato Sahara solcato a bordo di una scalcagnata Fiat Campagnola alle isole Bikini, pattumiera delle scorie dei test nucleari, dalla Palestina dell’intifada alla Cina convertita al capitalismo, Salerno ha incominciato presto a girare il mondo e l’ha visto trasformarsi. E oggi non nega la propria preoccupazione: lo stiamo distruggendo, con le nostre guerre, la nostra avidità, la nostra incuria. Il suo augurio è affidato a un cartello piantato alle pendici dell’Uluru, la montagna sacra degli aborigeni australiani: «Questo è un posto speciale. Siate consapevoli. Camminate tranquillamente. Calpestate con leggerezza».
Eric Salerno ha percorso le strade di tutto il mondo con il passo del viandante, lo sguardo del giornalista e la giusta dose di incoscienza. In questo diario di viaggio e di vita racconta tutti i luoghi che la follia umana ha reso inaccessibili; e tutti quelli di cui invece ci siamo riappropriati.
Eric Salerno (New York, 1939), giornalista, inviato speciale, esperto di questioni africane e mediorientali, è stato corrispondente del Messaggero da Gerusalemme per quasi trent’anni. Nel 1961 ha portato i Peanuts di Charles M. Schulz in Italia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Guida al Sahara (SugarCo, 1974), Fantasmi sul Nilo (SugarCo, 1979), Israele. La guerra dalla finestra (Editori Riuniti, 2002), Genocidio in Libia (manifestolibri, 2005), Mosè a Timbuctù (manifestolibri, 2006). Per il Saggiatore sono usciti Uccideteli tutti (2008), Mossad base Italia (2010), Rossi a Manhattan (2013), Intrigo (2016) e Dante in Cina (2018).
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