Domenico Ribatti
“La buona medicina”
Per un nuovo umanesimo della cura
La nave di Teseo
lanavediteseo.eu
La capacità dei medici di ascoltare e rispettare i malati nel momento della loro sofferenza è un’arte difficile da insegnare e il suo apprendimento richiede più tempo e denaro rispetto alla padronanza della tecnica. Oggi, l’abuso della tecnologia, la corsa al progresso, il superspecialismo, la competizione rischiano di privare i medici dell’empatia verso i pazienti. Quando questa comunicazione fallisce, l’intero sistema di cura entra in crisi: una crisi profonda e radicale, che la medicina è chiamata a risolvere. Se da un lato si ha l’impressione che il medico sia diventato un tecnocrate, più interessato a come funziona la malattia che alla qualità della vita dell’ammalato, dall’altro sono molte le minacce che pesano sul settore sanitario: i costi sempre più alti, l’aumento dei contenziosi legali tra medici e pazienti, la pressione dell’industria del farmaco, le problematiche relative al fine vita e al testamento biologico, l’aumento dell’età media nella popolazione e il conseguente incremento delle malattie neurodegenerative, che impongono l’attuazione e lo sviluppo di nuovi programmi di assistenza.
Domenico Ribatti (1956) è professore ordinario di Anatomia umana all’Università degli Studi di Bari. Sin dai primi anni Novanta ha coniugato la ricerca medica con l’interesse per la cultura umanistica, come redattore di “Incroci” e collaboratore di “L’Indice”, “Belfagor”, “Le Scienze”, “Sapere” e delle pagine culturali del “Corriere del Mezzogiorno” e della “Gazzetta del Mezzogiorno”. Ha pubblicato Un medico d’avanguardia. Gianni Bonadonna e la chemioterapia dei tumori (2015), Agli albori della embriologia sperimentale (2016), L’immunologia nel Novecento (2017), La cura del cancro nel Novecento (2017), Il maestro dei Nobel. Giuseppe Levi anatomista e istologo (2018).
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