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Daniele Abbiati “I volti dell’ombra” Boileau-Narcejac

Boileau-Narcejac. I volti dell'ombra. Adelphi

Daniele Abbiati
“I volti dell’ombra”
Pierre Boileau – Thomas Narcejac
Adelphi Editore

https://adelphi.it

Traduzione di Federica Di Lella, Maria Laura Vanorio

Quando l’esplosione accidentale di una bomba a mano sepolta in giardino lo ren­de cieco, Richard Hermantier, magnate dell’industria abituato a dettare legge e a incutere rispetto con una semplice occhia­ta, si trova costretto a trascorrere un mese di convalescenza nella sua villa in Vandea: un mese soltanto, ma cruciale, perché la fabbrica di lampadine che gestisce con pi­glio feroce si prepara al lancio di un pro­totipo destinato a rivoluzionare il merca­to. In attesa di tornare al comando, Her­mantier non potrà che affidarsi alle perso­ne che gli stanno accanto: la moglie Chris­tiane, «bella e sciocca come una Giunone», l’affascinante quanto irresponsabile fratel­lo Maxime e Hubert, il suo socio in affari, un uomo «della razza dei pusillanimi, de­gli ipocriti, dei piccoli contabili». Ma l’inci­dente che gli ha cucito per sempre le pal­pebre ha minato irrimediabilmente anche la sua sicurezza, e a poco a poco, nell’impla­cabile calura estiva, i contorni della real­tà si fanno incerti. Può davvero dare credi­to ai suoi sensi, ai ricordi, a quello che gli viene raccontato? Ancora una volta la «più grande coppia della letteratura nera» ci re­gala una storia della stessa materia di cui sono fatti gli incubi, che trascina il lettore in un labirinto senza via di fuga dove nulla è come appare – dove la verità rimane ac­quattata nell’ombra, a portata di mano ma impossibile da raggiungere.

Ascolta “Daniele Abbiati “I volti dell’ombra” Boileau-Narcejac” su Spreaker.

Così comincia:
Hermantier faceva scorrere le grosse dita maldestre sulla pagina perforata e intanto muoveva le labbra; una ruga di concentrazione gli solcava la fronte. Di tanto in tanto tornava indietro, brontolava, premeva le dita più forte, tratteneva il respiro. E adesso che cos’era quella roba| Era costretto ad asciugarsi la punta delle dita sulla manica, perché tutt’a un tratto era fradicio di sudore. E ricominciava a tastare il foglio con furia. Quanti buchi| Quattro. Due in alto, due in basso. Quindi| Che lettera era| Che lettera era, perdio|

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