Claudia Bianchi
“Linguaggi d’odio”
Festival Filosofia
https://festivalfilosofia.it
Festival Filosofia, Sassuolo
Sabato 16 settembre 2023, ore 11:30
Lezione Magistrale di Claudia Bianchi
“Linguaggi d’odio”
Come funzionano le strategie di denigrazione
All’interno della vasta area delle espressioni utilizzate per disprezzare o ferire singoli individui, quali caratteristiche presentano gli epiteti denigratori?
Claudia Bianchi è professoressa di Filosofia del linguaggio presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove dirige il centro Gender (Interfaculty centre for gender studies) e il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute. È membro del Direttivo della SWIP, Società per le donne in filosofia e del Consiglio direttivo del CRESA – Centro di Ricerca in Filosofia Sperimentale e Applicata. Svolge diverse attività di terza missione. I suoi interessi vertono su questioni teoriche nell’ambito della filosofia analitica del linguaggio, della pragmatica, della filosofia del linguaggio femminista e dei gender studies. In particolare, si occupa di hate speech, insulti e ingiustizia discorsiva. Ha pubblicato diversi saggi in italiano, francese e inglese. Tra le sue pubblicazioni: Pragmatica del linguaggio (Roma-Bari 2003, 13a ed. 2020); Pragmatica cognitiva. I meccanismi della comunicazione (Roma-Bari 2009, 4a ed. 2021); Rae Langhton, Linguaggio d’odio e autorità: Lezioni milanesi per la Cattedra Rotelli (a cura di, Milano 2020); Hate speech. Il lato oscuro del linguaggio (Roma-Bari 2021).
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Claudia Bianchi
“Hate Speech”
Il lato oscuro del linguaggio
Editori Laterza
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Commenti sessisti, insulti razzisti, attacchi omofobici: le parole possono essere scagliate contro gli altri per deriderli, ferirli, umiliarli, e ancor più per rinchiuderli in ruoli e posizioni di inferiorità. Le parole possono essere potenti strumenti di oppressione, pesanti come pietre.
Chi parla, soprattutto se da posizioni di autorità o in contesti istituzionali, ha una pesante responsabilità: ciò che diciamo cambia i limiti di ciò che può essere detto, sposta un po’ più in là i confini di ciò che viene considerato normale, assodato, legittimo. E cambiare i limiti di ciò che può essere detto cambia allo stesso tempo i limiti di ciò che può essere fatto: ci abituiamo a una mancanza di attenzione e vigilanza sulle parole, che rende più accettabile la mancanza di vigilanza sulle azioni. Il silenzio, l’indifferenza o la superficialità con cui spesso accogliamo gli usi offensivi di altri corrono il rischio di trasformarsi in consenso, approvazione, legittimazione – e muta noi in complici e conniventi.
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