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Bruno Nacci “L’eredità” Guy de Maupassant

Guy de Maupassant. L'eredità. Carbonio Editore

Bruno Nacci
“L’eredità”
Guy de Maupassant
Carbonio Editore

www.carbonioeditore.it

Nella Parigi della Belle Époque, César Cachelin, impiegato del Ministero della Marina, combina un matrimonio tra la figlia Cora e uno dei suoi colleghi più promettenti e ambiziosi, Léopold Lesable, pregustando l’ingente eredità che la sua ricca sorella Charlotte ha destinato alla giovane nipote. Ma alla morte dell’anziana zitella, con grande sgomento i Cachelin scoprono che Charlotte ha imposto una condizione nel testamento: se entro tre anni dal suo decesso Léopold e Cora non avranno figli, il denaro – un milione netto! – andrà tutto in beneficenza. Da quel momento, la famiglia si prodiga in ogni modo perché nasca un bambino, in una spietata partita a scacchi che svela il sottobosco di ipocrisie e meschinità che si cela sotto la superficie delle buone maniere.
Guy de Maupassant, attraverso il suo implacabile scetticismo, si diverte a lacerare le apparenze per smascherare le intenzioni e a scoprire la sorgente inquinata dell’animo umano, consegnandoci un capolavoro di sottile e grottesca arte narrativa. Apparsa nel 1884, prima in rivista e poi nella raccolta Miss Harriet, questa preziosa novella era preceduta da una sua versione molto più breve, intitolata Un milione, che qui riproponiamo.

Guy de Maupassant (1850-1893) è tra i maggiori scrittori francesi della seconda metà dell’Ottocento. Crebbe alla scuola di Gustave Flaubert, che venerò come maestro e mentore. Pubblicò quasi trecento tra racconti e novelle, e sei romanzi, tra cui ricordiamo Una vita (1883), Bel-Ami (1885), Pierre e Jean (1888). Le sue opere, improntate a un pessimismo radicale che solo in parte può essere ricondotto alla grande lezione del realismo e del naturalismo europei, sono più vicine al pensiero di Giacomo Leopardi e Arthur Schopenhauer che a Gustave Flaubert o Émile Zola, e aprono la strada alla narrativa americana del Novecento e perfino, nelle ultime prove, anche a quella di Marcel Proust.

Bruno Nacci ha curato classici della letteratura francese, da Chamfort a Nerval, in particolare Blaise Pascal, su cui ha scritto La quarta vigilia. Gli ultimi anni di Blaise Pascal (2014). È autore del noir L’assassinio della Signora di Praslin (2000); insieme a Laura Bosio ha scritto i romanzi storici Per seguire la mia stella (2017), La casa degli uccelli (2020) e il saggio Da un’altra Italia (2014). Ha pubblicato anche diverse raccolte di racconti, e per Carbonio ha già tradotto e curato, di Gustave Flaubert, La tentazione di sant’Antonio (2023).


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