Antonella Moscati
“L’intruso”
Jean-Paul Nancy
A cura di Valeria Piazza
Cronopio Edizioni
www.cronopio.it
La questione non è che mi abbiano aperto, spalancato, per sostituirmi il cuore, ma che questa apertura non può essere richiusa. (Del resto ogni radiografia lo mostra, lo sterno è ricucito con pezzi di filo di ferro ritorti). Io sono aperto chiuso. C’è in me un’apertura attraverso la quale passa un flusso incessante di estraneità: i farmaci immunodepressori e gli altri che servono a combattere alcuni effetti detti secondari, le conseguenze inevitabili (come il deterioramento dei reni), i ripetuti controlli, tutta l’esistenza posta su un nuovo piano, trascinata da un luogo all’altro. La vita scannerizzata e riportata su molteplici registri ciascuno dei quali iscrive altre possibilità di morte.
Sono dunque io stesso che divengo il mio intruso, in tutti questi modi che si accumulano e si oppongono.
Antonella Moscati è nata a Napoli e vive a Ostuni. Ha scritto su Kant, Schelling, Freud, Benjamin, Arendt e Nancy e tradotto dal tedesco e dal francese testi di filosofia contemporanea. Fra i suoi libri: Deliri (nottetempo, 2009), Una casa (nottetempo, 2015), Pathologies (Arléa, 2020). Per Quodlibet ha pubblicato Il canale di Otranto (2007), Ellen West. Una vita indegna di essere vissuta (2022), Una quasi eternità (2022) e Patologie (2024).
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