Andrea Appetito
“I Figli della Notte”
Lamantica Edizioni
www.lamantica.it
Le canoe furono contate e nascoste tra le dune al riparo dal vento e dal mare in tempesta. Ne avevamo perse dieci. Cinque di queste erano tra le più grandi e le più robuste. Per fortuna non c’erano feriti gravi. I fratelli e le sorelle si avviarono in fila indiana verso il villaggio, a piccoli passi. Dalle dune si alzavano nuvole di sabbia che accecavano gli occhi. Rimasi da sola. Li vedevo allontanarsi sul sentiero. Le loro piccole teste sfilavano chine e silenziose. Forse non avevano più fiducia in me. Mi arrampicai su Amaru. Gli uccelli marini volavano sulle creste spumeggianti delle onde e salutavano la tempesta con grida assordanti. Le onde andavano all’assalto della terraferma e la spuma sollevata dalle raffiche di vento giungeva fino alla sommità di Amaru.
La tempesta infuriava ma la Nave all’orizzonte rimaneva immobile. Un bagliore metallico su uno sfondo buio. Una fortezza d’acciaio inespugnabile contro cui si accaniva il mare in tempesta. Ogni tanto scompariva avvolta da cortine d’acqua. Il vento di burrasca diradava il velo di vapore e la Nave riappariva e tornava a brillare come prima. I colpi di mare si succedevano senza tregua ma sembrava che la tempesta la cullasse appena. Pensai a mio padre chiuso nella sua cella d’isolamento, sballottato nel ventre della Nave.
[…]
Dopo il tramonto mi sono seduto sul ponte accanto al cuoco di bordo. Per tutto il tempo siamo rimasti in silenzio, lui fumava e io guardavo la costa. Una striscia confusa di vegetazione, dune, paludi e vecchi alberghi abbandonati da anni. Nemmeno un pescatore. Nessun’anima viva. Anche se sono certo che lì, da qualche parte, si nascondono i pirati. In quella terra di nessuno abitata solo da zanzare e gabbiani.
All’orizzonte si irradiava la Città, un enorme fungo di luce simile a un’esplosione atomica che brucia la terra e divora il buio attorno.
(Estratto da A.A., I Figli della Notte, pp. 89, 94)
Andrea Appetito (Roma, 1971) ha pubblicato Cluster Bomb (Altrastampa edizioni, 2002) e partecipato a un’antologia di racconti sulla città di Roma intitolata Allupa allupa (DeriveApprodi, 2006). Ha scritto L’eredità, un testo teatrale tradotto in portoghese e messo in scena nel 2006 a Rio de Janeiro. Ha realizzato, insieme a Christian Carmosino, alcuni cortometraggi e il film-documentario L’ora d’amore (2008). È autore del romanzo Tomàs (Effigie, 2017) e della raccolta di racconti Vietato calpestare le rovine (Effigie, 2019).
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