Ivan Carozzi
“Festival Classico”
festival della lingua italiana
festivalclassico.it
Classico è il festival della lingua italiana
è un omaggio alla bellezza, alla qualità e al confronto tra le culture
il tema di questa edizione è dialoghi.
Domenica18 giugno ore 15.00
[Canelli, palazzo G.B. Giuliani]
le interviste nei talk show
Perché le domande fanno tanta paura?
Come si preparano le interviste nell’era dei monologhi.
Ivan Carozzi (autore televisivo e scrittore)
Ivan Carozzi, attualmente lavora come caporedattore per la rivista Linus e ogni tanto (ancora) per la tv, dopo aver fatto parte per anni della squadra de “Le invasioni barbariche” di Daria Bignardi. Ha scritto per diversi quotidiani e periodici. È laureato in Filosofia ed è autore di Figli delle stelle (Baldini e Castoldi, 2014), Macao (Feltrinelli digital, 2012) e Teneri violenti (Einaudi Stile Libero, 2016).
Ivan Carozzi
“Teneri violenti”
Einaudi Editore
Uno choc culturale, quasi una vertigine, è al principio di questo insolito libro. Un uomo rovista nelle storie anonime del nostro passato recente e davanti al suo sguardo si spalanca una folla di vite epiche, tragiche, strambe, romantiche: l’incubatore di quel che siamo diventati.
Un trentenne milanese viene assunto come redattore di una trasmissione televisiva. Deve cercare vecchie notizie, comprese tra il ’70 e l’85, frugando tra gli archivi dei quotidiani. Come un sommozzatore s’immerge in quegli anni, fino a imbattersi in storie che gli tolgono il respiro, e che comincia a conservare in una cartellina personale. Dai seimila aspiranti bidelli che una mattina si presentano, ben vestiti e pettinati, davanti agli sportelli della pubblica amministrazione, alla vicenda di un bambino che s’imbarca da solo in cerca della madre partita e mai piú tornata, al suicidio d’amore nello scantinato di una fabbrica, queste storie diventano per lui un rifugio, un’ossessione. In una Milano mai cosí contemporanea, tra pizze davanti al computer, quartieri riqualifi cati e relazioni sentimentali su WhatsApp, il protagonista riscopre un’Italia perduta, la cui corporeità si contrappone al mondo immateriale e sfilacciato in cui siamo avvolti.
«L’Italia era un Paese che dovevamo sublimare di continuo, per amarlo, specie alle sette di sera, quando raccoglievamo il grottesco accumulo delle sue storie e della sua cronaca quotidiana».
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
ilpostodelleparole.it