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Francesco Erbani “Non è triste Venezia”

Francesco Erbani "Non è triste Venezia" Manni Editori

Francesco Erbani
“Non è triste Venezia”
Pietre, acque, persone
Reportage narrativo da una città che deve ricominciare
Manni Editori

mannieditori.it


A Venezia esistono le condizioni per prefigurare un organismo urbano del futuro: perché non cresce e non consuma suolo, perché non spreca risorse, perché riusa tutto (dall’acqua ai materiali edili) e si è sempre ricostruita su sé stessa, utilizzando moduli costantemente replicabili e mai monotoni, perché insegna la manutenzione, perché è ospitale, multiculturale e multietnica, perché si circola senza macchine, perché coltiva gli spazi pubblici, perché anche gli elementi più privati di un edificio hanno una dimensione pubblica, perché ha conservato per secoli (tranne che nell’ultimo) un’eccezionale relazione fra il costruito e il suo ambiente, cioè la Laguna.

Francesco Erbani passeggia per calli e campielli e poi al Lido in sella a una bicicletta, osserva l’Hotel des Bains attraverso le grate del cancello, guarda le navi da crociera seduto su una panchina alle Zattere…
E ricostruisce la trama intima di una delle città più celebrate al mondo: le architetture, l’assetto urbano, le facciate dei palazzi che si specchiano nei canali, i campi dove si realizza un ideale di spazio pubblico; e poi il Mose, colossale, costosissimo progetto che non si è certi se funzionerà e che è stato oggetto di un’inchiesta giudiziaria; la Laguna maltrattata e snaturata; la dimensione civica minacciata da un turismo incontrollato e pervasivo, dallo spopolamento, e che tuttavia resiste, rivendica la propria specificità, una storia di saperi e di manualità, e si sente inclusiva e accogliente, a misura dei soggetti più deboli.
Venezia rischia di diventare il non luogo per antonomasia, quello ricostruito a Disney World, a Las Vegas o a Macao, ed è invece profondamente autentica, città più di altre città, un territorio unico e al tempo stesso esemplare che può costituire un modello di inclusione sociale e di progettazione urbana.
Dietro i mille sistemi complessi e affascinanti che Venezia ha trovato per vivere con la sua inedita morfologia, Erbani mette sempre al centro l’uomo.
Un libro per capire che cosa si perde se si perde Venezia.

Francesco Erbani è nato a Napoli nel 1957, vive a Roma, trascorre molto tempo a Venezia.
È giornalista di “Repubblica”, dove lavora nelle pagine culturali.
Si occupa di inchieste sul degrado urbanistico e ambientale del territorio italiano.
Nel 2003 ha vinto il premio di Giornalismo civile e nel 2006 il premio Antonio Cederna. È stato il curatore del Città territorio festival di Ferrara e di Leggere la città di Pistoia.
Ha pubblicato L’Italia maltrattata (Laterza 2003), il libro-intervista con Tullio De Mauro La cultura degli italiani (Laterza 2004), Il disastro. L’Aquila dopo il terremoto: le scelte e le colpe (Laterza 2010), il libro-intervista con Leonardo Benevolo La fine della città (Laterza 2011), Roma. Il tramonto della città pubblica (Laterza 2013), Pompei, Italia (Feltrinelli 2015), Roma disfatta (con Vezio De Lucia, Castelvecchi 2016).


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