Si mangia da soli, oppure in famiglia, con i conviventi, in una comunità di vita. La presenza e la qualità umana dei commensali sono elementi essenziali perché la tavola diventi un banchetto, o anche solo una vera condivisione. Mangiando, infatti, si parla; nei monasteri ci sono anche pasti in silenzio, ma per imparare a comunicare meglio. Scambio della parola e silenzio non muto dovrebbero armonizzarsi per manifestare il senso profondo della tavola, luogo in cui si esprime la fiducia reciproca, la fraternità, la gioia condivisa. A tavola, infatti, si narra, si racconta, si descrive, si ricorda… Insomma, si vive insieme, si crea il con-vivio.
(ENZO BIANCHI “SPEZZARE IL PANE” EINAUDI EDITORE)