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Donatella Arione “Lo scatto umano”

Donatella Arione
“Lo scatto umano”

Mario Dondero e Lorenzo Foglio
Lo scatto umano

Vite, volti e mestieri nelle immagini
di Mario Dondero e del fotografo-postino Lorenzo Foglio

Fondazione Bottari Lattes
Da domenica 27 maggio a domenica 22 luglio 2018
Via Marconi 16 – Monforte d’Alba – Cn
Ingresso gratuito

Mostra a cura di Marta Ceribelli e Donatella Arione
Organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes
In collaborazione con la Galleria Ceribelli e l’Associazione Giulia Falletti di Barolo

Orario mostra: lunedì-venerdì ore 10-12.30 / 14.30-17.30
sabato-domenica ore 15.30-18.30
fondazionebottarilattes.it

Il noto fotogiornalista Mario Dondero (1928-2015) e il fotografo-postino di Barolo Lorenzo Foglio (1886-1974) insieme per la prima volta in un progetto espositivo che ne sottolinea le affinità di sguardo sull’umanità e sulla quotidianità dei rispettivi tempi. È la mostra “Mario Dondero e Lorenzo Foglio – Lo scatto umano” da domenica 27 maggio a domenica 22 luglio 2018 alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (Via Marconi 16).

L’idea di una mostra risiede in un episodio di qualche anno fa. Nel gennaio del 2013, durante una visita nelle Langhe, a Mario Dondero vengono mostrate delle lastre fotografiche al bromuro d’argento su cui sono impresse le immagini scattate, un secolo prima, dal fotografo portalettere di Barolo Lorenzo Foglio. Quelle lastre, tutt’ora in possesso degli eredi, e il lavoro di Foglio, in cui l’umanità è protagonista, colpirono Dondero che, quasi ritrovando il suo occhio nella scelta dei soggetti ed empatizzando con quella narrazione del reale, immaginò di girare un documentario in cui fosse egli stesso a guidare lo spettatore alla scoperta del collega, documentario a cui sarebbe poi seguita una mostra fotografica.

Entrambi testimoni del proprio tempo, narratori delle rispettive realtà sociali e ritrattisti di persone comuni, vita popolare e anche rurale, il noto fotogiornalista Mario Dondero (1928-2015) e il fotografo-postino di Barolo Lorenzo Foglio (1886-1974), pur differenziandosi nello stile, nei soggetti e nella tecnica, sono accomunati dalla volontà di raccontare il genere umano. Le sintonie di sguardo, che legano il cantore delle tradizioni di Langa Lorenzo Foglio (il cui occhio fotografico è stato curioso e attivo soprattutto nella prima metà del ventesimo secolo, arrivando fino agli anni Settanta) e il protagonista del fotogiornalismo Mario Dondero (che ha immortalato artisti, attori e letterati, ma ha anche documentato diverse guerre oltre che battaglie sociali dalla seconda metà del Novecento) si riassumono nell’esclamazione di Dondero stesso che ammirando uno scatto di Foglio disse: «Questo è geniale, un ritratto magnifico».

Organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes, la mostra “Mario Dondero e Lorenzo Foglio – Lo scatto umano” è promossa dall’Associazione Giulia Falletti di Barolo in collaborazione con la Galleria Ceribelli di Bergamo e gli eredi di Mario Dondero e Lorenzo Foglio. «A qualche anno dalla scomparsa del grande fotoreporter italiano Dondero – spiegano gli organizzatori – ereditiamo la sua intuizione e omaggiamo i due fotografi dedicando loro questa esposizione di immagini, un’unione di sguardi in grado di creare una commistione di umanità e vita».

Attraverso sessanta immagini in bianco e nero, trenta di Dondero e trenta di Foglio, la mostra “Lo scatto umano” è un viaggio nella poetica dei due autori e nell’universo di frammenti di vite – note e meno note – raccontate dai due fotografi durante gli anni del loro lavoro. Esempi emblematici di fotografia sociale e umanista, che sviluppa il suo interesse nei confronti di uomini e donne visti nella loro quotidianità, ma anche come protagonisti del farsi della Storia. Le fotografie selezionate rappresentano volti, luoghi, mestieri e accadimenti che Dondero e Foglio hanno documentato non solo con l’occhio del fotografo, ma anche con quello dell’antropologo che osserva in modo ravvicinato e attento e che adotta un punto di vista frutto di conoscenza e frequentazione.
Una sorta di “nomadismo”, atto alla narrazione della realtà, accomuna i viaggi del fotoreporter Dondero con i più brevi, ma non meno importanti, giri giornalieri del postino Foglio che consegnava le sue lettere, a piedi tra borghi e frazioni, sempre munito della sua macchina fotografica. Così, mentre in Foglio lo sguardo è attratto da quel variegato microcosmo che sono le colline di Langa, in cui egli è nato e vissuto, un tempo terra di fatica e ora patrimonio Unesco capace di attrarre turisti da tutto il mondo, in Dondero l’orizzonte si allarga sulla quotidianità dei grandi personaggi culturali dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, come Pier Paolo Pasolini, Carla Fracci, Vittorio Gassman, o sulle situazioni e i cambiamenti politici e sociali che hanno coinvolto l’Italia o altri Paesi come il Brasile, la Spagna, la Germania, l’Algeria. «Nella sua fotografia – ha spiegato Antonio Gnoli nel 2010 a proposito di Mario Dondero – ha sempre cercato di essere il più semplice e lineare possibile, senza perdere di vista la verità, lo infastidivano le costruzioni artificiose. Erano infatti le persone e le loro storie a interessarlo ancor prima della fotografia. […] Ha fotografato artisti, attori, letterati, il numero dei soggetti che ha immortalato è infinitamente grande, tutte le storie meritano di essere raccontate perché la vita malgrado tutto continua a venirci incontro, il compito del fotografo è catturare momenti irripetibili che resteranno a disposizione di quelli che verranno dopo». Approccio di cui lo stesso Foglio si era reso precursore.

Fra le fotografie esposte di Foglio: il bottaio, la trebbiatura, le materassaie e la preparazione dei salici per la legatura delle viti; il saggio ginnico dei giovani balilla e il secondo Presidente della Repubblica Luigi Einaudi in visita a Barolo. Essendo Foglio un fotografo poliedrico e socialmente attivo sul territorio, le immagini selezionate dal suo archivio ci raccontano luoghi, mestieri, tradizioni agricole e avvenimenti di inizio secolo. A queste si aggiungono i lavori in “studio” e i ritratti ambientati che raccontano i volti e le persone di quel tempo. Dal suo archivio sono state selezionati anche ritratti sulle spiagge del Savonese.

Fra le immagini in esposizione di Dondero: il contadino di Sansepolcro che con sguardo fiero, ma solcato dalle rughe della fatica, mostra il suo strumento di lavoro; Pier Paolo Pasolini con la madre Susanna nella loro casa romana all’Eur; i pastori nomadi del Sahara; gli operai della Renault in sciopero; i pescatori di Chioggia; il ritratto di un giovane combattente repubblicano in Spagna; Vittorio Gassman con il teschio di Amleto; le ballerine di avanspettacolo.

La mostra è accompagnata dal catalogo: Mario Dondero (SilvanaEditoriale).

Mario Dondero (Milano, 1928-2015) fotografo e fotoreporter, è una delle figure più originali del fotogiornalismo italiano. Dopo aver partecipato giovanissimo alla lotta partigiana in Val d’Ossola, pubblica nel 1951 il suo primo articolo su Il Lavoro Nuovo di Genova. Gli anni Settanta sono una stagione di viaggi in tutto il mondo, per realizzare reportage di impegno sociale e politico, dalla situazione in Algeria fino alla presenza di Emergency in Afghanistan. Nel 1985 vince il Premio Scanno per un reportage fotografico sul mondo del lavoro, pubblicato su Le Monde e L’Illustrazione Italiana. A metà degli anni Ottanta si trasferisce a Fermo. Il rientro definitivo in Italia è segnato dalla collaborazione con quotidiani e riviste (Il Manifesto, Diario, La Repubblica tra gli altri). Nel 2008 l’Accademia di Belle Arti di Macerata gli conferisce il Premio Svoboda al talento artistico. Nell’ambito di Spilimbergo Fotografia vince il Premio Friuli Venezia Giulia Fotografia e il Premio Chatwin a Genova. Moltissime sono le mostre personali e collettive che lo hanno visto protagonista, così come i libri a lui dedicati, tra cui basti ricordare, nel 2008, anno del suo ottantesimo compleanno, gli importanti volumi Dondero 4 20 e Donderoad.

Lorenzo Foglio (Novello CN, 1886-1974). Verso il 1890 la famiglia si trasferisce a Barolo. Durante gli anni di studio, prima presso le scuole tecniche a Barolo e quindi all’istituto Valsalice di Torino, impara la tecnica della composizione tipografica e i fondamenti dell’arte fotografica. Ritornato a Barolo inizia, come dilettante, a scattare le prime fotografie con un apparecchio Carl Zeiss a soffietto. Il lavoro di postino, che inizia a diciotto anni, lo spinge a raggiungere a piedi frazioni e cascine, e ben conoscere i luoghi e le persone di quel mondo rurale che ammiriamo nelle sue fotografie. Cimentarsi nell’arte fotografica, a quei tempi, rappresentava qualcosa di straordinario e moderno. Personaggio mite, tenace ed estroso, era noto per il suo puntiglio, il rigore professionale e la meticolosità, ma anche per le sue originali arrabbiature.


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