Corrado Pelagotti
“Travolti da un insolito delitto”
Fanucci Editore
www.fanucci.it
I cattivi hanno capito qualcosa che i buoni ignorano.
Woody Allen
Corrado Pelagotti “Travolti da un insolito destino”
Che fine ha fatto Fabio Mentone? Nella Milano del business e della produttività a qualunque costo, la scomparsa di un dirigente porta un’ombra di incertezza nella quotidianità della sede italiana di una importante multinazionale. Umberto De Santis è un responsabile marketing ed è sulla lista nera del grande capo, l’arrogante ingegnere Caio Massimo Siniscalchi detto ‘Il Tartarugo’, un tagliatore di teste dal lauto stipendio e premi a cinque zeri: più licenzia, più guadagna. Incuriosito dalle assenze del suo collega Mentone e sospettoso per natura, Umberto comincia una sua personale indagine mentre ogni giorno deve vedersela con colleghi invidiosi, segretarie provocanti e disinibite, e Valentina, un’impiegata che sembra ‘la donna da sposare’. Insomma, una vera lotta quotidiana. A rovinargli ancor di più la vita c’è l’arrivo della sorella, lavativa, opportunista e disarmante: gli si piazza in casa e non si schioda più. In questo trambusto che è la sua routine, il nostro detective impiegato scoprirà una verità tanto inattesa quanto sorprendente e per la prima volta sarà protagonista del destino degli altri. Un destino che nasconde uno spietato assassino.
Travolti da un insolito delitto è una storia nera e al tempo stesso ironica, un ritratto satirico e schietto di un mondo popolato da individui autentici e umani ma anche avari e disillusi.
Così comincia “Travolti da un insolito delitto”:
Sono rientrato tardi, ubriaco. Succede così, quando esco con gli amici non mi regolo. Penso sempre che ci sia spazio per un altro bicchiere, ma il mio fisico non lo capisce.
Mi sono svegliato con un orecchio tappato, la nausea e un leggero senso di vertigine. Non sono lucido, ho la testa ovattata e i pensieri corti. I ragionamenti scivolano via prima di essere compiuti.
Prima pensavo a Margherita, una collega che mi fa venire in mente una canzone, e ora il riff mi martella il cervello: Maria / ha due occhi che / parlano per lei / mi guarda e mi dice che non va.
Mi giro. Il vetro della finestra assorbe la mia immagine portandola in profondità: un volto senza lineamenti, schiacciato dentro quella dimensione fittizia.
Impalpabile. Artefatto.
Come me.
Provo ancora a ricordare le tappe della serata… riesco a mettere a fuoco un bar alle colonne di San Lorenzo, musica alta, corpi in movimento, luci intrecciate.
IL POSTO DELLE PAROLE
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