Carla Ricci “Maria Maddalena”

Carla Ricci Carla Ricci, Maria Maddalena, Claudiana Editrice

Carla Ricci
“Maria Maddalena”
L’Amata di Gesù nei testi apocrifi
Claudiana

claudiana.it

In queste pagine evocative e appassionate, Carla Ricci ricerca nei testi apocrifi del Nuovo Testamento le tracce di Maria di Magdala, ritrovando una «memoria di lei», una «memoria del cuore», una Maddalena amata di Gesù e prediletta «donna di luce», proprio per questo osteggiata e cancellata dalla tradizione.

La ricerca di Carla Ricci nella letteratura «dell’altrove», una letteratura di comunità dedite a conservare «memorie altre», nello specifico di Maria Maddalena, propone tre linee di trasmissione femminile, sottese ai testi, su Gesù e le donne: la memoria dei racconti della passione e risurrezione; dei dialoghi legati agli insegnamenti riservati a Miriam; e delle seguaci di Cristo. Attraverso i testi apocrifi ritrovati nei secoli scorsi si rivela una verità «altra» in cui l’Autrice scopre le tracce di una memoria di Maria Maddalena, amata «donna di luce» di Gesù, non a caso avversata e rimossa. Non manca un contributo al tentativo di ricostruire i modi, i perché e i quando della trasmissione e della cancellazione della memoria.

Con il testo integrale del Vangelo di Maria e, per la prima volta in Italia, la riproduzione delle pagine del papiro del Vangelo di Maria.

Cammino.
Ho un peso dentro al petto,
non mi pesa ciò che ho nelle mani
o l’anfora che altri stanno portando.
Mi pesa che salvare signi chi oggi “separarsi da”.
tanto ho letto e ri ettuto, meditato e ripetuto.
e quindi ancora saprò ricordare nel mio cuore
parole, insegnamenti, vissuti,
ma separarsi ora dalle parole scritte, dai fogli accarezzati, è duro cammino su questa strada,
in questi colori, di roccia arida, di sabbia, in questa stagione così dura,
dove vivere, signi ca morire,
dove sopravvivere, signi ca nascondere, dove tanti amati passi, parole, ricordi, non potranno più essere detti,
non potranno più essere tramandati, non alla luce del sole.

È un subbuglio il mio cuore
di dolore, di amore
la tta più profonda nasce dal centro,
dal riferimento nostro: Jeshua
e nel nome di Jeshua,
veniamo perseguitati, condannati,
calpestati, cancellati.
Questa è la ferita profonda che mi pesa sul petto, come uno squarcio di lancia.
Passo ancora una volta
le mie dita un poco ruvide
sulle amate pagine,
lascio il mio sguardo, ormai vecchio, posarsi ancora sulle antiche tracce, stringo, ancora e ancora,
con delicatezza e tenerezza
questi testi sul mio cuore.
Sono verità?
Qual è la verità?
Qui adesso
la verità
è cancellazione della memoria, è distruzione di testi del passato.
gli occhi stanchi
lasciano cadere una lacrima.
Bagna il cuoio.
asciugo rapidamente.
tutto è fatto con premura,
avvolti e riavvolti i codici,
gli amati testi,
in buste amorevolmente preparate, cucite, di cuoio.
e poi ancora abbiamo preparato i teli per avvolgerli ancora tutti in- sieme.
È di un’ottima terracotta l’anfora, ben essiccata,
non può esserci nulla di umido,
neppure una lacrima.
È un tesoro prezioso. Per conservarsi deve restare ben asciutto,
qui non c’è tempo per la commozione,
bisogna fare bene, scegliere bene il posto,
un posto dove non ci possa facilmente arrivare qualcuno
una roccia un po’ alta, una sponda, una grotta.
ecco,
ecco io li ho lasciati,
farli vivere signi ca lasciarli adesso
sono dentro la giara,
sono ben chiusi, avvolti,
e la giara va chiusa.
ecco un’argilla, una sabbia nissima, morbida.
occorre fare una malta ne, ne ne ne,
che aderisca e sigilli totalmente la giara.
Passo le dita e premo bene bene la malta
a sigillare il coperchio,
ecco ancora un pochino;
inumidisco le dita perché così nessuna crepa si aprirà nella malta. il coperchio è diventato un tutt’uno con il corpo dell’anfora.
È ben chiusa
appoggio tutte e due le mani, come una benedizione sull’anfora. Dobbiamo andare, ancora qualche sasso nell’apertura della grotta, ancora un po’ di protezione.
ci siamo arrampicati, ora scendiamo con qualche sdrucciolamento, con qualche caduta: altri due fratelli con me.
c’è silenzio fra noi
tristezza profonda che non ha parole
le abbiamo lasciate le nostre-sue parole
le parole di Jeshua, le parole di altri,
di altre anche,
le parole di lei, anche,
di Miriam.
Scende una lacrima.
È così ingiusto, è così contro quello che Jeshua ci ha insegnato, “la verità vi renderà liberi”
e nel suo nome ci è tolta la libertà.
Qui noi oggi, separandoci dai nostri testi, cercando di salvare i no- stri testi, destinati a essere distrutti, come molti già lo sono stati, abbiamo deciso di salvare una parte di verità.
È un grande atto di disperazione e di fede insieme.
È coltivare una speranza, apertasi, non sappiamo da dove e come, nel nostro cuore.
È la speranza che ciò che noi oggi af diamo nel dolore, al buio di quest’anfora,
possa un giorno, possa in un tempo futuro, essere riportato nella luce, essere disseppellito; un futuro nel quale questi testi, questa parte della molteplice verità, possa essere restituita all’umanità, al- la cristianità, se ancora abiterà quel mondo.
con questo peso e con questa ebile speranza nel cuore, camminia- mo sempre più nel tramonto, è un cammino lungo che ci aspetta an- cora. Sosteremo la notte da qualche parte, e torneremo là all’alba più leggeri, forse, a camminare.

Carla Ricci, dottore di ricerca in Scienze dell’antichità classica e cristiana, ha pubblicato Maria di Magdala e le molte altre. Donne sul cammino di Gesù, Napoli, D’Auria, 20023, con coedizione anglo-americana Burns & Oates – Fortress Press, England-U.S.A. 1994.

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